Ys VI: The Ark of Napishtim ~ Un arcipelago diviso

Ys VI: The Ark of Napishtim ~ Un arcipelago diviso

Ys: The Ark of Napishtim

Piattaforma: PC (Steam, GOG)
Software House: Nihon Falcom
Publisher: XSEED
Lingua: inglese
Release: 28 aprile 2015
Note: Precedentemente pubblicato su PlayStation 2 e PlayStation Portable (2005).

Adol Christin, l’avventuriero dalla chioma rossa, noto per questo anche come Adol il Rosso: giunto alla sua sesta avventura canonica nell’universo della serie Ys, si è ormai guadagnato una certa reputazione. La sua fama lo precede, compresa la sua caratteristica sfortuna con i viaggi per mare.
Non c’è da stupirsi, quindi, che la sua presenza su una nave pirata, ben decisa a navigare attorno a quello che viene chiamato il Grande Vortice, sfoci nell’ennesimo naufragio: quando la flotta dell’Impero di Romun attacca la nostra nave, il passo è assai breve e il nostro Adol si ritrova presto catapultato in acqua (ovviamente non prima di aver salvato la dolce fanciulla di turno). Eccoci, quindi, anche con Ys VI: The Ark of Napishtim, a un incipit ormai tipico della serie: il nostro avventuriero che, vittima dell’ennesimo naufragio, si risveglia su una spiaggia sconosciuta, in una regione sconosciuta.

La fama di Adol ormai lo precede.

Setting di questo capitolo è l’arcipelago di Canaan, dove coesistono, non senza innumerevoli tensioni, due razze diverse: i Redha, popolo originario delle isole e caratterizzato da coda e orecchie appuntite, e gli Eresiani, ossia altri umani del continente di Eresia che, come Adol, sono naufragati nel corso degli anni a causa del Grande Vortice, e che hanno a poco a poco costruito una propria civiltà a Canaan. Tra i due popoli, i rapporti sono tutt’altro che amichevoli, tanto che Adol viene accolto dal capovillaggio dei Rehda con grande diffidenza; ma, dopo aver salvato la piccola Isha, ed aver stretto amicizia con sua sorella maggiore, la sacerdotessa Olha, il giovane avventuriero si guadagna il rispetto della tribù, e viene incaricato di scoprire la verità sulla sparizione di un loro oggetto di culto, uno specchio consacrato alla dea Alma.

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Le sorelle Isha e Olha, le due “Adol Girls” principali di questo gioco. Ovviamente non mancheranno i rapimenti. 

Muovendosi tra i due insediamenti, quello Rehda e quello eresiano, Adol si troverà quindi a investigare i prima persona gli strani incidenti che si stanno verificando nell’arcipelago, cercando allo stesso tempo di trovare un modo per riattraversare il Grande Vortice e ricongiungersi all’amico Dogi.

Azione, dungeon e grinding a volontà

Trama classica, quindi, per una struttura di gioco altrettanto in linea con il trend della serie: world map, dungeon e battle system frenetico. Ys VI, muovendo le basi dal predecessore, Ys V: Lost Kefin, Kingdom of Sand, introduce un nuovo tipo di gameplay, rinominato appunto “Napishtim System”, che verrà sfruttato anche nei successivi Ys: The Oath in Felghana e Ys Origin. Come in Ys V, Adol può saltare e muovere a piacimento la propria spada: questa volta, però, ci si muove in ambienti 3D e, complici gli otto anni intercorsi tra il quinto e il sesto episodio della serie, tutto risulta molto più fluido e il gameplay è caratterizzato da un ritmo serrato, vicino all’hack’n’slash
Affetta per non essere affettato e, soprattutto, grinda per sopravvivere: questi i mantra da tenere bene a mente durante il gioco. Ys VI, infatti, sa essere punitivo se non si sta attenti, e spesso il gap di difficoltà tra un dungeon e l’altro è piuttosto netto, rendendo necessario un grinding selvaggio per poter procedere.
Grindare non serve soltanto a far salire di livello Adol, migliorandone le statistiche, e ad accumulare soldi per comprare un equipaggiamento migliore; è anche fondamentale per potenziare le tre spade elementali di cui Adol entrerà in possesso durante il gioco, rinforzabili accumulando emel, ossia il raro materiale di cui sono fatte. Ad ognuna delle tre spade corrispondono uno stile di combattimento e degli attacchi speciali diversi, che si riveleranno di grande aiuto contro i boss più ostici. Spesso, infatti, potenziare anche di un solo livello la nostra spada elementale di fiducia ribalterà totalmente le sorti delle battaglie che ci causavano problemi, a riprova del fatto che è nel grinding che risiede la chiave per la vittoria.

I dungeon del gioco presentano una struttura articolata e non disdegnano spesso fasi platform, che, unite al gameplay assai frenetico, metteranno a dura prova la destrezza di giocatori. Ci sono poi alcuni extra sparsi qua e là per la mappa, sia che si tratti di forzieri recuperabili tramite backtracking, sia che si tratti di veri e propri boss opzionali; la longevità del gioco dipende in gran parte dall’abilità del giocatore e dal grinding che gli è necessario per proseguire, ma complessivamente si attesta attorno alle quindici ore.
Ys VI offre poi altre modalità per mettersi ulteriormente alla prova come la boss rush e il time attack, sfide tipiche dei giochi Falcom; diversi anche i livelli di difficoltà, che vanno da Facile fino al temuto Nightmare. Anche a Normale il gioco offre un buon tasso di sfida, seppur inferiore ad altri capitoli: ad agevolare le imprese del giocatore, infatti, c’è la possibilità di usare oggetti (anche se in numero limitato) durante gli scontri, feature che semplifica di molto la vita, soprattutto contro i boss.

Non conoscete Adol? Nessun problema!

Nel complesso, Ys VI: The Ark of Napishtim è un buon punto di ingresso nella serie, poiché incarna tutte le caratteristiche principali degli Ys “vecchio stile”. In quanto a trama, ci sono alcuni riferimenti alle precedenti avventure di Adol, ma si tratta di menzioni di poco conto, e il gioco è pienamente fruibile senza alcuna conoscenza pregressa; in ogni caso Ys V: Kefin Lost City of Sand, capitolo che precede questo e da cui fanno ritorno alcuni personaggi, non è mai stato localizzato ufficialmente per l’Occidente (anche se ne esiste una patch amatoriale per la versione SNES).

“Adol, sei un baka!”: ecco Terra, uno dei personaggi originari di Ys V.

Il gioco è arrivato in Occidente in tre diverse versioni, PlayStation 2, PlayStation Portable e PC (Steam, GOG). Potete leggere di più sulle differenze tra le varie versioni qui; io ho giocato la versione Steam, localizzata da XSEED e rilasciata nel 2015, ed è la versione che consiglio. Il porting PS2 realizzato da Konami nel 2005, infatti, presenta sulla carta diverse aggiunte, come cutscene in CGI e doppiaggio; peccato però che non brillino per qualità, e che anzi inficino a mio avviso il concept originario del gioco. La versione PC, disponibile su Steam e GOG, oltre ad essere assai facile da reperire, è anche secondo me la migliore per avvicinarsi al titolo.

In Ys VI: The Ark of Napishtim non mancano i due pregi tipici delle produzioni Falcom: una curata rete di NPC e un comparto sonoro davvero pregevole. Nel corso della sua avventura, Adol potrà interagire a più riprese con i vari abitanti dell’arcipelago: ognuno ha una propria personalità, una propria storia e un proprio portrait, e i dialoghi cambieranno dopo ogni minimo evento di trama, riflettendone i cambiamenti, e dando davvero l’impressione di trovarsi all’interno di una comunità viva e dinamica. Come avviene di solito all’interno della serie, infine, le imprese di Adol avranno come sottofondo una colonna sonora ricca di tracce ora adrenaliniche, ora malinconiche, ma sempre di eccelsa qualità.

Conclusione

Il mio giudizio finale su Ys VI è positivo: a livello di trama, forse risulta più blando di altri capitoli, non riservando particolari colpi di scena, ma il cast di personaggi è comunque molto apprezzabile. Il gameplay è divertente e offre un ottimo tasso di sfida, anche se il grinding talvolta estremo potrebbe risultare indigesto ai giocatori meno avvezzi.
Chi già apprezza la serie, sicuramente apprezzerà anche questo capitolo; chi invece ancora non la conosce, potrà trovare in Ys VI un ottimo punto di inizio per la saga.

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