Secret of Mana ~ Con il passare del tempo, la storia torna a ripetersi

Secret of Mana ~ Con il passare del tempo, la storia torna a ripetersi

Secret of Mana

Piattaforma: PlayStation 4
Software House: Square Enix
Publisher: Square Enix
Lingua: Inglese e giapponese (audio), inglese (testi)
Release: 15 Febbraio 2018
Note: rilasciato anche su PlayStation VITA e Steam

 

Nel bene o nel male, l’annuncio del remake di un gioco retro suscita sempre una forte reazione da parte del pubblico. Si tratta spesso di titoli che hanno segnato l’infanzia di moltissimi videogiocatori, e quindi è normale che l’accoglienza di una versione modernizzata di un vecchio gioco venga accolta sia con forte entusiasmo che con qualche preoccupazione. Le riedizioni sono per me un’ottima occasione per far riscoprire un titolo passato in sordina, e non vi dico quanto sono rimasto entusiasta quando ne hanno annunciata una proprio di Secret of Mana, action RPG pubblicato su Super Nintendo nel 1993 dall’allora Squaresoft.
Si tratta di un titolo a cui sono molto legato, sia perché la prima volta che vi misi mano ero un bambino di otto anni, sia perché è stato il mio primo RPG. È stato questo gioco ad aprirmi la strada ad un genere completamente nuovo, che non avevo mai visto prima. L’idea di poterlo rigiocare con una veste moderna mi ha reso a dir poco felicissimo.

Di nuovo in viaggio

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E rieccoci qua, di nuovo all’inizio

“But, as time passes… so history repeats.” E proprio come venticinque anni fa, la storia si ripete. Il giovane Randi trova la leggendaria Spada del Mana, arma che pose fine ad una sanguinosa guerra svoltasi decine di anni prima. Il suo compito è quello di mettersi in viaggio e ripristinare il potere che la lama ha ormai perduto, e scongiurare l’inizio di una nuova Guerra del Mana. Nel suo viaggio, Randi incontrerà una giovane ragazza di nome Primm e un folletto (o sprite) di nome Popoi, che seppure con motivazioni differenti, si uniranno a lui per aiutarlo nella sua avventura.
Secret of Mana è caratterizzato da un’impostazione che possiamo definire classica: i protagonisti sono un trio di ragazzi intenti a scongiurare una catastrofe e il loro viaggio li porterà a sviluppare un fortissimo legame. Il tono del gioco è molto leggero, ma nei momenti più cruciali e importanti della trama si percepisce un’atmosfera più matura, soprattutto man mano che ci avviciniamo al finale. Potremmo definirla quindi una storia semplice, che fa affidamento su narrazione e sviluppo dei personaggi per intrattenere il giocatore per tutta la durata della trama. È proprio in questo ambito che il remake svolge un ottimo lavoro nel riproporre Secret of Mana in tempi moderni, e lo fa tramite svariate aggiunte, tra cui l’introduzione dei filmati. Dall’inizio alla fine, la trama del gioco originale veniva raccontata tramite i classici riquadri di testo, dove venivano scritte tutte le battute di ogni singolo personaggio del gioco. In questa nuova versione, le finestre vengono sostituite da vere e proprie cutscene animate e doppiate, che aumentano la durata di alcune parti della storia, enfatizzandone così l’importanza. Un’aggiunta concettualmente semplice, ma di cui il gioco aveva davvero bisogno. Grazie ai nuovi filmati, sono riuscito a godermi e apprezzare ancor di più l’intera trama, divertendomi come mai prima d’ora nei momenti scanzonati e allegri, e provando allo stesso tempo anche emozioni più forti durante le sezioni mature e toccanti. Dal punto di vista narrativo le novità non sono però finite qui, ed è infatti il momento di parlare di quello che ha reso per me speciale questo remake, ovvero gli episodi d’intermezzo.

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O ha coraggio da vendere oppure non sa proprio a cosa sta andando incontro.

Gli episodi d’intermezzo non sono altro che delle scenette doppiate in stile skit della serie Tales of, in cui vediamo i personaggi del gioco interagire tra di loro, parlando di quello che gli è appena successo o di cosa vorrebbero fare una volta portata a termine la loro missione. Per attivarle, basta recarsi nelle varie locande del gioco per riposare, sbloccandone di nuove man mano che si prosegue con la storia. Ci troviamo nuovamente ad un’aggiunta sostanzialmente molto semplice, ma che riesce ad arricchire molto il gioco, al punto da risultare per me la migliore novità di questo remake.
Queste scenette riescono a conferire ai personaggi uno spessore decisamente maggiore rispetto a quello del gioco originale, fornendo nuovi e ricchi dettagli sulle loro personalità e spiegando in maniera più chiara e comprensibile il perché si siano messi in viaggio e cosa li porti a compiere determinate azioni. Inoltre, tramite questi episodi si percepisce molto di più il profondo legame che viene a crearsi tra i protagonisti nel corso della loro avventura. Diventano man mano sempre più intimi, partendo da perfetti sconosciuti e arrivando ad essere amici che non perdono mai un’occasione per punzecchiarsi o farsi dispetti a vicenda. Il mio preferito di queste scenette è stato senza dubbio Popoi, che, con la sua lingua lunga e la sua faccia di bronzo, non si stanca mai di dar costantemente fastidio a Primm o Randi.

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Mai dare corda a Popoi, potreste pentirvene.

Già nel gioco originale ero riuscito ad affezionarmi moltissimo ai personaggi, e questo affetto con il remake è addirittura aumentato.
Come accennato sopra, questa nuova versione include il doppiaggio, disponibile in inglese e giapponese, ultima novità per quanto riguarda storia e narrazione. Per quanto riguarda la lingua inglese, selezionata dall’inizio alla fine salvo qualche piccola prova, purtroppo devo dire che funziona a metà. Randi, Primm, Popoi e alcuni personaggi di trama sono ben interpretati, grazie anche alla partecipazione di doppiatori come Erica Harlacher e Sean Chiplock, ma per il resto del cast il doppiaggio risulta a volte forzato e molto caricaturale e, in qualche occasione, rischia di rovinare l’atmosfera di alcune scene.

Stessa formula, ma con piccole modifiche

A livello di gameplay, Secret of Mana è un action RPG molto semplice. I due comandi principali sono infatti attacco e scatto. Per poter ripetere queste azioni, dovremo attendere il riempimento di un indicatore apposito.
Quello su cui il gioco punta è la varietà. Man mano che si prosegue nella storia, si ottengono svariate tipologie di armi, ognuna con delle caratteristiche ben specifiche. Alcune sono più efficaci contro determinati nemici, mentre altre, come la frusta, servono per superare gli ostacoli che troveremo lungo il cammino. A questo si aggiungono le magie, attacchi elementali che si possono lanciare al costo dei punti magia, o MP. Per equipaggiare un’arma o lanciare un incantesimo, basta selezionarli dall’apposito menu e scegliere poi il bersaglio.

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L’elenco delle magie, con le scorciatoglie ai lati

In questo campo, la prima miglioria portata dal remake sono le scorciatoie, che permettono di assegnare una specifica arma o magia ai tasti L1 e R1. Viene così velocizzata la navigazione nei menu ad anello del gioco, e devo dire che il risultato è ottimo. I combattimenti ora sono decisamente più veloci e scorrevoli, e anche livellare armi e magie adesso è meno faticoso. L’unica “pecca”, se così possiamo definirla, è che su PlayStation 4 e PC le scorciatoie non sono disponibili anche sui tasti L2 e R2, del tutto inutilizzati.
Altre due piccole aggiunte sono state fatte per quanto riguarda l’esplorazione. La prima riguarda la possibilità di poter correre in qualsiasi direzione. Nel titolo originale era possibile scattare in una sola direzione, mentre nella nuova edizione ci si può spostare velocemente in tutta libertà, rendendo così l’attraversamento delle varie zone di gioco molto più semplice e rapido.
La seconda è l’introduzione del diario di viaggio. Come ogni titolo vecchia scuola, Secret of Mana non fornisce troppe indicazioni su quale sia il prossimo obiettivo, il che può risultare disorientante, soprattutto se si riprende a giocare dopo diversi giorni dall’ultima partita. Il diario di viaggio non è nient’altro che un riepilogo degli ultimi eventi di trama, con successive indicazioni su quale sia la prossima meta da raggiungere. Non guida il giocatore passo per passo, ma riesce almeno a garantire più continuità tra una sessione di gioco e l’altra.

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La schermata del diario di viaggio, con tanto di mappa del mondo.

Un restauro in chiave classica

Dal punto di vista grafico, il nuovo Secret of Mana è esattamente come speravo che fosse, ovvero rimodernizzato, ma comunque riconoscibile per coloro che hanno giocato il gioco originale. Da un punto di vista prettamente tecnico, il motore grafico non è impressionante, parliamo infatti di un titolo che è uscito anche su PlayStation Vita. Il titolo risulta comunque piacevole da vedere, soprattutto grazie ad alcune scelte stilistiche secondo me azzeccatissime, come l’utilizzo dello stile chibi per la realizzazione dei modelli dei personaggi, utilizzato anche in Adventures of Mana, rilasciato su smartphone e Vita. Qui sono state fatte delle piccole migliorie, come modelli poligonali meglio rifiniti e l’aggiunta di piccoli dettagli come gli orecchini di Primm la tunica bianca di Popoi. Inoltre, anche qui si notano subito i vivacissimi colori con cui è sono realizzate le singole aree che compongono il vastissimo mondo di gioco. Colori forti e molto accesi, che, come nell’originale riescono a distinguere chiaramente, una zona dall’altra, donandogli un’identità propria. Dal deserto di Kakkara a Gold City, tutto il mondo di gioco è caratterizzato da una vivacità sorprendente.

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Le Upper Lands sono una delle zone più belle del gioco.

L’unica cosa che avrei voluto vedere sistemata sono alcune animazioni dei personaggi durante alcuni eventi minori, come quando si accede al viaggio rapido o ci si reca nelle locande a dormire. Nel gioco originale, i personaggi si muovevano in linea retta, come se fossero su dei binari, dinamiche rimaste inalterate nel remake. Non un grandissimo difetto, ma una sistematina non mi sarebbe affatto dispiaciuta.
L’altro campo riguarda la colonna sonora, considerata dai fan uno degli elementi più importanti e belli di Secret of Mana. Ebbene, devo dire che qui il remake mi ha deliziato.
Delle nuove versioni delle tracce che adoravo non mi ha convinto troppo solo Into the thick of it, uno dei primissimi brani che ascoltiamo nel gioco, ma questo dipende soprattutto da un mio gusto personalissimo poiché non sono un grandissimo fan della fisarmonica. Nonostante questo, non posso negare che anche in quella traccia, come per il resto della colonna sonora, è stato svolto un grandissimo lavoro di riarrangiamento. Ai vecchi toni dell’era 16-bit si sostituiscono veri e propri strumenti, come chitarre elettriche, bassi e batterie. Il cambio di suono si sente eccome, ma allo stesso tempo non sono stati intaccati in nessun modo note e ritmi delle canzoni originali. La colonna sonora riceve quindi una forte ventata di novità, ma risulta comunque familiare e riconoscibile all’istante dai fan del gioco originale. Non appena partivano brani come Danger o Meridian Dance, sentivo benissimo che erano diversi, modernizzati. Nonostante questo, li riconoscevo all’istante, e subito mi tornavano in mente le emozioni provate durante la mia primissima partita.
Infine, per i più nostalgici, gli sviluppatori hanno incluso l’opzione di poter ascoltare la colonna sonora originale, opzione che anche io per un po’ ho selezionato, giusto per dare a questa mia nuova esperienza quel tocco di nostalgia in più.

Un percorso un po’ in salita

Purtroppo, una piccola parentesi va aperta sul percorso fatto da questo remake dal giorno del lancio, e non è tutto rosa e fiori, anzi. Dal primissimo giorno, sono stati riscontrati vari bug e problemi tecnici, tra cui schermate che si oscuravano completamente o addirittura improvvisi crash dell’applicazione. Fortunatamente, il remake avvia il salvataggio automatico ogni volta che si accede ad una nuova area, ma questo non rendeva certo le interruzioni meno fastidiose, soprattutto se si considera che questi crash potevano avvenire in qualsiasi momento. Sì, a volte anche durante gli scontri con i boss.
Fortunatamente, dal 5 Marzo è stato rilasciato l’aggiornamento 1.02, che corregge i vari errori riscontrati dagli utenti che lo hanno acquistato al day one.

Conclusione

Dunque che dire, mi è piaciuta questa nuova edizione di Secret of Mana? La risposta è . In alcuni casi si poteva forse fare un po’ di più, è vero, ma nel complesso il remake riesce a riproporre la stessa identica avventura della versione per Super Nintendo, e da grande fan di lunga data del titolo non potevo chiedere di meglio. Un’esperienza familiare in tutto e per tutto, ma che al tempo stesso è riuscita a sembrarmi nuova e più accattivante.
Dopo averlo finito, mi sono sentito come se avessi di nuovo 8 anni.

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