Dopo uno sviluppo durato per ben sei anni, il 4 Aprile 2017 è finalmente arrivato in Occidente il quinto capitolo della serie targata Atlus. L’attesa è stata veramente lunga, e nel corso degli anni anche le aspettative nei confronti del gioco sono cresciute a dismisura.
La prima domanda che viene dunque spontanea è: Persona 5 si è rivelato all’altezza delle aspettative? La risposta è SÌ.
A differenza dei vecchi capitoli della serie, Persona 5 ci getta subito nel vivo dell’azione con i Phantom Thieves che stanno portando a termine un colpo. Qualcosa però va storto, dato che il leader del gruppo, ovvero il protagonista di cui assumeremo il controllo nel corso del gioco, viene catturato dalle forze di polizia, e un agente gli confessa che è stato venduto proprio da uno dei suoi compagni.
Il protagonista viene quindi subito interrogato sul come e perché commettesse quei crimini come capo dei Phantom Thieves, i ladri in grado di rubare il cuore.
Da qui partirà un flashback, che segnerà il punto d’inizio della storia vera e propria di Persona 5. Già qui si può notare una grossa differenza rispetto ai vecchi capitoli, dove la storia veniva raccontata “nel presente”, mentre il protagonista la viveva in tempo reale. Persona 5 utilizza una narrazione più incalzante, che sprona il giocatore a volerne sapere di più su come si sia arrivati alla situazione iniziale del gioco.
Questa scelta si è rivelata azzeccatissima, in quanto non solo vorremo capire come si sia arrivati all’arresto, ma ogni singolo evento narrato nel gioco andrà a far parte dell’enorme puzzle che è la trama del gioco. Man mano che si progredisce nella storia, avvertiremo questo bisogno di sapere cosa sia successo e cosa succederà.
Il tutto viene condito da una situazione iniziale un po’ più pesante rispetto a quella dei precedenti capitoli. Il protagonista deve infatti trasferirsi a Tokyo perché si trova in libertà vigilata e il suo arrivo a Tokyo è ben diverso dal benvenuto che ricevono i precedenti protagonisti della serie, soprattutto se paragonato a quello di Persona 4.
Da qui già si può intuire come Persona 5 voglia trattare temi più attuali e presenti nella società moderna, cosa che riesce a fare in maniera impeccabile, non solo perché il gioco gode di una narrazione davvero ben studiata, ma perché è anche la stessa ambientazione a rendere il tutto più veritiero.
La Tokyo di Persona 5 è stata riprodotta con una cura impressionante, evidente in alcune famose località di Tokyo come Shibuya o il quartiere di Shinjuku. La cura e il realismo con cui il mondo di Persona 5 è stato realizzato ci permetteranno d’immedesimarci nel gioco come mai prima d’ora.
Ovviamente, il tutto sarà condito dagli immancabili colpi di scena, cosa a cui ormai la serie Persona ci ha abituato. Durante lo svolgimento della trama, non mancheranno i classici plot twist che rimescoleranno le carte in tavola e che sorprenderanno il giocatore. In una situazione sono rimasto completamente senza parole, per quanto grande si è rivelata la sorpresa.
Quindi sì, Persona 5, com’è ormai da tradizione per la serie, riesce a narrare una storia di altissimo livello, che tiene il giocatore sempre sulle spine e totalmente priva di momenti morti, questo nonostante la trama di gioco sia discretamente più lunga rispetto ai capitoli precedenti (Persona 3 e 4 hanno una storia da 65-70 ore, mentre la trama di Persona 5 dura intorno alle 90 ore).
“We are going to steal your heart”
Ovviamente, una componente del gioco che è stata letteralmente in grado di rubarmi il cuore – no pun intended – sono i personaggi. Il cast di Persona 5 mi aveva già incuriosito dai trailer di annuncio dei vari personaggi, grazie soprattutto al character design magistrale. Il loro design mi ha subito catturato, in particolare per quanto riguarda le loro tenute da Phantom Thieves e i loro Persona. Son bastate quindi poche immagini a farmi innamorare del cast.
Ma dopo aver finito il gioco, invece? I Phantom Thieves si sono mostrati i personaggi interessanti che mi aspettavo?
I Phantom Thieves si sono rivelati tutti una sorpresa, ovviamente in senso positivo. Partiamo prima di tutto da Joker, il protagonista. Joker è molto diverso dai precedenti protagonisti, perché, nonostante la maggior parte delle scelte siano affidate a noi nel corso del gioco, non mancheranno alcune scene che ci faranno ben comprendere la sua personalità. È un protagonista che non sopporta i soprusi e le ingiustizie, e che deciderà di sfruttare il suo potere proprio per riformare a società.
Questo s’intuisce anche da alcuni piccoli gesti che Joker compirà durante il gioco, gesti che i vecchi protagonisti non avevano mai fatto.
Questa voglia di rivalsa ovviamente si applica anche al resto del cast, in quanto tutti personaggi principali di Persona 5 sono ragazzi che potremmo definire emarginati, che non hanno più un posto in questa società moderna, alimentati quindi da una fortissima voglia di rivincita.
I personaggi, come dicevo prima, si sono rivelati una sorpresa in senso positivo. Molti di loro in parte erano come me li aspettavo, ma dall’altra sono riusciti a sorprendermi con un background interessante e con degli atteggiamenti che mai e poi mai avrei associato ad alcuni di loro.
Tra i ragazzi, per esempio, Ryuji si è mostrato come “comic relief” spalla del protagonista, ma è stato in grado di risultare un personaggio comunque profondo e con un background interessante, mentre Yusuke è risultato sì un ragazzo piuttosto riservato e pacato, ma che è riuscito comunque a rendersi protagonista di diverse scene divertenti all’interno del gioco.
Per le ragazze le sorprese sono state anche più grandi. Ann potrebbe essere scambiata per la solita ragazza civettuola e provocante, ma nasconde in realtà un personalità molto dolce e gentile nei confronti dei propri compagni.
Makoto immaginavo nascondesse un carattere forte e deciso dietro la sua facciata da ragazza pacata e ubbidiente, ma devo dire che in alcuni momenti la sua determinazione ha raggiunto davvero dei livelli inimmaginabili.
Futaba si è rivelata sì come me l’aspettavo, ovvero piuttosto impacciata quando deve relazionarsi con altre persone e timida, ma per dei motivi che proprio non mi sarei mai immaginato, soprattutto perché non è la prima volta che mi veniva presentato un personaggio del genere in un videogioco.
Haru, dal canto suo, è indubbiamente un personaggio tenero, una ragazza che si mostra sempre docile e gentile nei confronti di tutti, ma che quando c’è da menar le mani e darsi da fare mostra una grinta formidabile (e non fatela arrabbiare, mi raccomando).
Ciò che mi ha fatto adorare alla follia i Phantom Thieves è il fatto che siano più attivi nel corso della trama rispetto ai personaggi dei vecchi capitoli. In Persona 4, solitamente, il nuovo membro del party si univa al gruppo solo dopo il completamento del dungeon ricorrente, mentre in Persona 5 ogni singolo membro si unirà in maniera più attiva, adoperandosi per affrontare la nuova situazione (in alcuni casi, perfino senza ancora avere il potere del Persona a disposizione).
L’unico personaggio che non mi ha convinto del tutto in Persona 5 è stato il Villain. A differenza degli altri antagonisti, quello di Persona 5 si è rivelato un po’ sottotono e poco approfondito, forse anche perché, in questo quinto capitolo, Atlus ha preferito concentrarsi di più sul cast principale e la loro missione all’interno della società, piuttosto che sul loro antagonista.
Ovviamente, i personaggi non si fermano al cast principale. La serie Persona, soprattutto a partire dal terzo capitolo, ci ha sempre proiettati in un mondo di gioco in cui possiamo interagire con una moltitudine di NPC, tutti con le proprie sotto trame, i propri drammi e un proprio background. Persona 5 non è da meno, e durante il nostro anno a Tokyo avremo l’opportunità di conoscere moltissimi personaggi che ci narreranno la loro storia e con i quali stringeremo dei rapporti. Sto ovviamente parlando di quelli che in Persona 3 e 4 venivano chiamati Social Link, e che in Persona 5 sono stati ribattezzati Confidant.
“Let’s tear ’em apart!”
I confidant sono una delle due modifiche principali che Persona 5 apporta al gameplay della serie. Di base, sono Social Link in tutto e per tutto, prevedono ovvero l’interazione con determinati personaggi all’interno del gioco. Come in Persona 3 e in Persona 4, torneranno le varie Arcana assegnate ad ogni personaggio, così come ritornerà il sistema di rank da 1 a 10 per ogni Confidant, e più si salirà di rank, maggiori saranno i bonus che otterremo al momento della fusione di nuovi persona.
L’aggiunta fatta in Persona 5 è molto interessante, in quanto l’avanzare di rank con un determinato personaggio ci farà ottenere delle nuove abilità.
Per fare degli esempi, avanzare di rank con un personaggio ci farà ottenere più punti esperienza alla fine dei combattimenti, mentre un altro Confidant ci permetterà addirittura di cambiare i membri del party a combattimento in corso. Questa particolare aggiunta ai vecchi Social Link, oltre che a fornirci delle abilità che si riveleranno utilissime nel corso del gioco, servono anche a rendere più interessanti i Confidant stessi, in quanto ci ritroveremo incoraggiati a portare avanti dei personaggi che, magari perché ritenuti poco interessanti, nei vecchi capitoli avremmo completamente ignorato.
L’altra modifica portata in Persona 5 strettamente collegata ai Confidant è il Baton Pass. Nel combat system di Persona 5 torna il sistema degli One More, che permettono di compiere una mossa extra qualora si colpisca un punto debole del nemico. In Persona 5, se avremo un livello Confidant con i membri del party pari almeno al 2, sarà possibile invece sfruttare lo One More per cedere il turno ad un compagno.
Questo ci permetterà dunque di elaborare numerose strategie. Potremo per esempio scegliere una strategia offensiva, cercando quindi di colpire TUTTE le debolezze nemiche passando il turno da un compagno all’altro, oppure potremo anche incentrarci più sulla difesa, curando un compagno o uno status alterato.
Questa meccanica del Baton Pass può sembrare troppo efficace leggendone soltanto la spiegazione, ma posso assicurarvi che, per quanto funzioni alla grande come aggiunta al combat system, rimane comunque necessario programmare le mosse con estrema cura.
Insieme a queste due novità, Persona 5 rispolvera anche due vecchie meccaniche dai primi due capitoli: le contrattazioni e le armi da fuoco.
In Persona 3 e 4, una volta abbattuti tutti i nemici, era possibile scatenare l’All-Out Attack, un attacco congiunto di tutto il party che recava un’ingente quantità di danno ai nemici. In Persona 5 invece entreremo in fase Hold Up! e qui, con il party che accerchia i nemici puntando contro di loro le armi da fuoco, potremo decidere se far partire l’All-Out Attack, o se dare il via ad una contrattazione con l’avversario.
Tramite la contrattazione, sarà possibile ottenere soldi ed oggetti dai nemici, e avremo anche l’opportunità di farli schierare dalla nostra parte, ottenendo così un nuovo Persona per il protagonista. Rispetto a Persona 1 e 2, dove le contrattazioni erano più intricate, Persona 5 rende il processo molto più intuitivo e scorrevole.
Le armi da fuoco, meccanica ripresa dal primo Persona, tornano nel quinto capitolo.
Come nel primo gioco della serie, anche qui ogni singolo membro del party avrà un tipo di arma diverso, per esempio Joker avrà una pistola per attaccare bersagli singoli, mentre Ann disporrà di una mitragliatrice, che sparerà a raffica mirando a tutti nemici.
L’unica differenza dal primo Persona è che stavolta le munizioni saranno limitate, e sarà possibile ricaricarle uscendo e rientrando nel dungeon.
Infine, i combattimenti in Persona 5 sono stati resi ancora più frenetici e rapidi, grazie a specifiche funzioni assegnate ad ongi singolo tasto del controller. Per usare un’abilità di un Persona non sarà più necessario spostare il cursore sull’opzione abilità e poi selezionare di nuovo la skill da usare, ma basterà premere il tasto triangolo per trovarsi subito davanti la lista di abilità che il Persona di un personaggio può utilizzare.
Stessa cosa vale per l’uso degli oggetti e per il passaggio da armi di mischia ad armi da fuoco: il tutto funziona veramente alla grande, rivelandosi un sistema intuitivo, rapido e divertente.
Rimane solo una cosa da chiarire: dove si svolgono i combattimenti in Persona 5?
Anche in questo quinto capitolo, tornano i dungeon da completare entro un certo tempo limite, che qui verranno chiamati Palace.
I Palace sono la manifestazione dei desideri delle persone che li governano. Sono delle strutture generate da una cognizione distorta della realtà, in cui si potrà letteralmente entrare in contatto con il subconscio del possessore del Palace. I Palace compariranno nel Metaverse, un mondo parallelo in cui si materializzano appunto i desideri distorti delle persone.
Una volta che avremo terminato un dungeon, questo sparirà e non sarà più accessibile, e si dovrà proseguire quindi nella storia fino a che non comparirà un altro Palace.
Ciò non vuol dire che per un periodo non sarà possibile entrare nel Metaverse, in quanto in Persona 5 avremo a disposizione anche un dungeon extra da esplorare in tutta libertà: il Mementos.
Mentre il Palace veniva generato dai desideri distorti di una sola persona, il Mementos è condiviso da tutti i cittadini della città. All’interno di questo dungeon sarà possibile livellare, raccogliere materiali da rivendere e completare le sidequest.
Le sidequest consistono nel localizzare le Shadow dei Cittadini e di sconfiggerle. Le Shadow dei cittadini sono praticamente dei principi di un Palace, ovvero dei desideri che iniziano a disotrcersi, ma che non hanno ancora subito una materializzazione.
Sconfiggendo lo Shadow, sarà quindi possibile far rinsavire il bersaglio e completare le quest.
Ovviamente, in Persona 5 ritornano anche le varie attività giornaliere da svolgere durante i nostri giorni liberi. Oltre che a passare le nostre giornate in compagnia dei Confidant, potremo andare al cinema, leggere libri e anche lavorare come fiorario o cameriere. Tutte queste attività, ovviamente, servono per incrementare anche le statistiche del nostro personaggio, che si riveleranno piuttosto utili in determinate situazioni e, in alcuni casi, sarà anche necessario avere un certo livello di un parametro per poter proseguire con un confidant.
A livello di gameplay, quindi, Persona 5 riesce a migliorarsi rispetto ai capitoli precedenti, che già da 3 e 4 avevano cambiato a fondo le meccaniche di gioco, consegnandoci un gameplay che definire divertente è poco. Il gameplay di Persona 5 è letteralmente stupefacente.
“Took our masks off to feel free”
Rimane solo da parlare dell’aspetto grafico e sonoro del gioco, e ovviamente Persona 5 eccelle anche in questi campi. Graficamente parlando, Persona 5 non si mostra come qualcosa di rivoluzionario — in fin dei conti è stato utilizzato lo stesso motore grafico di Catherine, gioco Atlus uscito su PS3 e Xbox 360 — ma riesce comunque ad impressionare grazie al suo stile. Lo stile di Persona 5 è fumettoso, accattivante e stiloso, tanto che perfino i semplici menu di gioco riescono a risultare fantastici. Inoltre, le tonalità utilizzate nel gioco sono molto forti e accese, e il colore predominante del gioco è proprio un colore caldo, il rosso. Ogni singola schermata di gioco ci risulterà quindi coloratissima e vivace fin nel minimo dettaglio, e questo riesce a rendere il gioco una delizia per gli occhi.
Persona 5 quindi non punta a stupire con texture impressionanti ed effetti di luce sorprendenti, ma preferisce quindi risultare intrigante all’occhio grazie ad uno stile personale, tutto suo.
Passando al lato sonoro del gioco, parto subito con una delle cose che mi ha subito colpito: il doppiaggio.
Più nello specifico, vorrei parlarvi del doppiaggio inglese, quello che ho utilizzato durante la mia esperienza con il gioco, che a parer mio si è rivelato eccellente.
Ogni singolo doppiatore si è dimostrato azzeccatissimo per il personaggio che gli era stato affidato, riuscendo così a trasmettere in maniera più diretta le varie emozioni che vengono provate nel corso del gioco. Ci sono stati anche casi in cui, se non mi fossi informato prima, non avrei mai riconosciuto un doppiatore già sentito in precedenza, come Cherami Leigh, doppiatrice di Makoto, che avevo già sentito nel ruolo di A2 in NieR: Automata, o Max Mittelman, doppiatore di Ryuji, già incontrato in Cold Steel II nei panni di McBurn.
Per quanto riguarda la colonna sonora, anche qui c’è da rimaner deliziati. Shoji Meguro, compositore storico della serie, per questo quinto capitolo ha deciso di adottare un’impronta musicale più incentrata sull’acid jazz, alternandolo ad un stile più tendente al rock classico. Il risultato è a dir poco strepitoso. Ogni singolo motivetto è orecchiabile e lo si potrebbe ascoltare all’infinito, mentre le canzoni vere e proprie sono tra le più belle che si siano mai sentite in tutta la serie.
Conclusione
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