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Stella Glow ~ Il canto delle streghe

Stella Glow

Piattaforma: Nintendo 3DS
Software House: imageepoch
Publisher: Atlus USA, NIS America
Lingua: Inglese
Release: 11 marzo 2016

Un ultimo, magnifico canto

La storia di Stella Glow non è delle più felici e, in questo caso specifico, non sto parlando della trama del titolo, ma di ciò che sta attorno alla sua creazione.

Stella Glow fu ideato e sviluppato per celebrare il decimo anniversario della software house Imageepoch, nota per diversi titoli (RPG e non) usciti tra il 2007 e il 2015. Tra i più conosciuti è possibile annoverare la trilogia dei Luminous Arc, nonché il particolare Fate/Extra, spin-off della ormai famigerata serie Fate di Type-Moon. Purtroppo caso vuole che nel maggio del 2015, alle porte del decimo anniversario, la azienda si sia ritrovata a dover chiudere i battenti per bancarotta. Non riuscendo ad autopubblicare il titolo tanto atteso, come aveva invece programmato, l’onere di pubblicare la sua ultima fatica fu quindi affidato a Sega, la quale, tuttavia, si limitò a mettere in commercio il gioco senza sprecarsi troppo per quanto riguarda il marketing. Purtroppo le vendite non furono un granché in Giappone, ma, nonostante questo, Stella Glow fu portato anche in Occidente.

Sarò onesta: non penso avrei dato grandi speranze a questo gioco se non avessi provato la demo. Non sono una grandissima fan degli strategici e avevo paura che dietro un’estetica carina si trovassero personaggi vuoti che appaiono su schermo per mero fanservice. Un’ora di prologo è bastata per farmi cambiare idea, convincendomi che Stella Glow, nonostante tutto, fosse un prodotto di tutto rispetto.

La canzone della rovina

Alto, giovane orfano e senza memoria, vive da un paio d’anni insieme insieme a Lisette e sua madre Rosa nel tranquillo villaggio di Mithra. È una vita semplice e tranquilla quella a cui viene abituato dalle due donne, ma non ci vuole molto affinché questo pacifico mondo venga ridotto in cenere. Il giorno del compleanno di Lisette, mentre è nel bosco a cacciare, Alto viene attratto dal suono di una voce meravigliosa. Nel mondo in cui si svolge la vicenda, le canzoni non sono questione da poco: solo le streghe sono in grado di intonarle. La voce appartiene infatti a Hilda, la strega della distruzione, pronta a scatenare la sua Song of Ruin sui cittadini del pacifico borgo. Alto è però troppo debole per poterla fermare e, nonostante i suoi sforzi, tutti gli altri abitanti di Mithra ad eccezione di Lisette vengono tramutati in cristalli. In questo momento una voce intima al protagonista di accordare Lisette. Senza sapere bene cosa stia succedendo, Alto riesce così a svegliare nell’amica i poteri della strega dell’acqua.

Questa è la prova cruciale che Alto è il Conductor, una figura leggendaria incarnata per l’ultima volta dall’eroe Elcrest mille anni prima.

Nonostante la sonora sconfitta, Alto e Lisette vengono accolti sotto l’ala del capitano Klaus e si uniscono ai Regnant Knights, un gruppo di cavalieri al servizio della regina Anastasia. Il loro scopo è quello di ottenere l’aiuto delle altre tre streghe allo scopo di fermare Hilda, la quale desidera solo portare il mondo alla completa rovina.

Un’avventura dalle tinte majokko

Già a un primo sguardo è facile notare quanto Stella Glow prenda in prestito dal genere dei Maho Shoujo (o Majokko). Il Majokko non è altro che un sottogenere che unisce la commedia sentimentale al fantastico, donando alle proprie protagoniste femminili ogni tipo di potere magico, senza però dimenticare un lato introspettivo. Forse, però, è più immediato spiegarlo con qualche esempio: Sailor Moon, Pretty Cure, Card Captor Sakura e chi più ne ha più ne metta.

La prima similitudine è chiara: il nostro gruppo di streghe è, in tutto e per tutto, un gruppo di ragazze magiche che desiderano salvare il mondo. Anche l’aspetto sentimentale gioca un ruolo molto importante: sono, infatti, i sentimenti a dare i poteri alle streghe, che, se non sono in pace con sé stesse o con il mondo, non possono scatenare il proprio pieno potenziale.

Questa impostazione permette al titolo di concentrare molto bene l’attenzione sulle ragazze e, sebbene a un primo sguardo possano sembrare i classici stereotipi dell’amica d’infanzia, della ragazza sempre allegra, della tsundere e della solitaria, ci si accorge molto presto che le loro storie non hanno solo un grande potenziale emotivo, ma possono anche risultare molto realistiche. C’è chi sacrifica sé stessa per il bene degli altri, chi nasconde dietro una maschera la propria personalità a causa della posizione che ricopre, chi ha timore di parlare del proprio amore per paura di rovinare una splendida amicizia…

Impossibile non affezionarsi ad almeno una di loro o non provare empatia nei loro confronti, grazie anche alla meccanica del tuning, che approfondiremo in seguito.

E se non siete fan di questo tipo di contenuto, non disperate: Stella Glow è anche molto di più.

Cavalieri, servitori e mercanti

Stella Glow Hilda is not amused
Hilda is not amused

Sebbene le streghe siano i personaggi coi riflettori puntati addosso, esistono anche molti altri ruoli nel cast. Ai Regnant Knights si uniscono personalità di ogni genere, come il giovane mercante Ewan o la sbadatissima Nonoka. Ognuno di loro riesce a trovare il proprio spazio nella storia e non risulta mai fuori posto. E se proprio lo spazio che la trama riserva loro non ci basta, possiamo sempre pensare di passare un po’ di tempo con loro durante il “free time”.

Persino gli antagonisti risultano interessanti e approfonditi: impossibile non menzionare gli intriganti “Harbingers”, il gruppo di aiutanti di Hilda.

In questa sinfonia di voci, Alto è colui che agisce da collante o, per usare una effettiva analogia col suo ruolo nella storia, da maestro d’orchestra. Non solo è un ottimo protagonista e funziona bene come punto di vista del giocatore all’interno della storia, ma riesce a instaurare con tutti gli altri personaggi del party delle dinamiche sempre interessanti e diverse, senza mai risultare un semplice “guscio vuoto”.

Come un direttore d’orchestra

Di base, Stella Glow si presenta come un RPG tattico come molti altri, con diverse meccaniche già riprese da altri titoli dello stesso genere. Ogni personaggio, durante il proprio turno, può spostarsi di un numero massimo di caselle determinate dal proprio parametro di movimento, attaccare i nemici che riescono a raggiungere grazie al range della propria arma o usare abilità di vario tipo. È molto importante posizionarsi nella direzione giusta, in quanto l’accuratezza e la potenza di un attacco possono aumentare o diminuire in base a dove si colpisce il nemico (di fronte, di lato o alle spalle). Le mappe di battaglia risultano abbastanza varie e sebbene siano, in linea di massima, tutt’altro che complicate da completare, viene spesso fornito anche un secondo obiettivo (opzionale) che dà accesso ad ulteriore loot e che alza un po’ il livello di sfida.

La vera particolarità del battle system di Stella Glow sono, però, le canzoni. Non appena l’apposita barra in alto a sinistra dello schermo si riempie, Alto può avvicinarsi a una delle streghe e utilizzare il comando “Conduct” (“Dirigi”): una volta scelta la canzone, la ragazza che inizia a cantare non potrà muoversi né agire per tre turni. Ogni canzone ha un effetto immediato e uno continuato: il primo viene sprigionato durante il turno in cui Alto decreta l’inizio della canzone, il secondo durante ogni turno della strega, finché questa non finisce di cantare. Per fare qualche esempio, “Rusty Key” infligge immediatamente lo stato alterato Negate Action a tutti i nemici sul campo e abbassa loro la difesa durante ogni turno di Popo, mentre “Reddend Galaxy” addormenta immediatamente gli avversari e ricarica del 30% gli SP del party ad ogni turno di Mordimort. Imparare ad utilizzare le canzoni giuste al momento giusto è la chiave per riuscire a uscire sempre vincitori.

La forza dei legami

Ogni personaggio ha caratteristiche, abilità passive e attacchi speciali diversi dagli altri e per svilupparli a dovere non basta semplicemente salire di livello. Come anticipato precedentemente, tra un capitolo e l’altro esiste una sezione chiamata “free time” in cui Alto può decidere con chi (o come) passare il proprio tempo: è possibile svolgere lavori o andare in esplorazione alla ricerca di oggetti rari, ma queste attività risultano assolutamente superflue nei confronti della socializzazione con gli altri personaggi. Il free time è diviso in più parti e ogni membro dei Regnant Knights sarà disponibile a trascorrere un po’ di tempo con Alto in una sola di queste parti. Accettando un loro invito Alto aumenta l’affinità con i vari personaggi che, nel momento in cui questa sale di rango, possono ottenere utilissime abilità.

“I am a Shadow, the true self”

Anche in questo caso, per le streghe esiste un’ulteriore meccanica. Prima di salire di rango, le ragazze affronteranno un momento di debolezza a causa del quale non sarà momentaneamente possibile trascorrere altro tempo con loro. Per risolvere questo problema si deve ricorrere al Tuning (“accordatura”). Alto dovrà mettere a nudo le insicurezze delle ragazze e aiutarle a superare le paure. Per farlo dovrà entrare nella loro psiche e, letteralmente, sconfiggerle, spada alla mano, attraverso mappe sempre diverse e dagli obiettivi più disparati. È una meccanica davvero interessante, poiché oltre a potenziare le Streghe, funge anche da approfondimento caratteriale, facendole risultare sempre più umane.

Un’armonia di musica…

Uno degli aspetti fondamentali di questo titolo, come penso si sia già ampiamente capito, è certamente la musica e, se un gioco che parla di musica non avesse una colonna sonora straordinaria, di certo non ci farebbe una gran figura. Fortunatamente Stella Glow può fare affidamento su Yasunori Mitsuda e Shinsuke Tsuchiya.

Il primo, già famosissimo per titoli quali Chrono Trigger, Xenogears e Shadow Hearts, e il secondo, decisamente meno conosciuto ma con altre esperienze in Imageepoch tra le quali i Luminous Arc, hanno saputo costruire una colonna sonora assolutamente solida e variegata che offre tracce melodiose come quella del main theme, ma anche tracce inquiete come quella dello Spirit World.

Si potrebbe discutere per ore su quale sia la canzone più bella, ma una cosa è certa: quella più memorabile è certamente Cherry Blossom (HAYYYYYAH!)

Le tracce della colonna sonora che, però, rimangono più impresse sono senza dubbio le canzoni delle streghe. Grazie ad armonie ben composte e alle voci delle bravissime doppiatrici giapponesi, le canzoni sono in grado di rimanere in testa come poche altre sanno fare. Impossibile non farsi prendere dal ritmo anche solo dopo pochi ascolti! Ogni ragazza ha il suo stile di canto unico, che riesce a trasmettere non solo le proprie emozioni, ma in generale il loro intero essere. Non a caso, alla venerata sacerdotessa Sakuya sono associate canzoni dalle forti sonorità tradizionali giapponesi, alle quali lei aggiunge una grinta fuori dal comune. Un altro esempio è quello di Mordimort, molto introversa e dal passato particolarmente solitario: le sue canzoni sono musicalmente le più cupe e il cui modo di cantare risulta poco energico rispetto alle altre. Insomma, se il JPOP non vi fa schifo (e in caso contrario forse questo non è il titolo più adatto ai vostri gusti), tra le performance delle streghe ne troverete sicuramente qualcuna di vostro gradimento.

Personalmente, sebbene le doppiatrici giapponesi riescano a infondere così tanto carisma a ogni canzone, non ho trovato affatto male nemmeno il doppiaggio inglese, l’unico contenuto nella versione occidentale del gioco. Anche le voci scelte per le streghe risultano abbastanza vicine alle loro controparti nipponiche. Ammetto però che, per coerenza con il cantato, non mi sarebbe dispiaciuto avere la possibilità di scelta tra i due doppiaggi.

…e colori!

Forse l’aspetto che in conclusione risulta meno convincente nell’intero gioco è la grafica: non che ci possa aspettare miracoli da un titolo per una console portatile come Nintendo 3DS, ma i modelli in stile chibi dei personaggi durante le battaglie non sono il massimo e sfigurano un po’ in confronto agli stupendi artwork dell’artista ideolo mostrati nelle fasi di dialogo e nei menù. Lo stesso si potrebbe dire anche delle ambientazioni: ben realizzate negli artwork, ma un poco raffazzonate durante i combattimenti. Se escludiamo però le parti in 3D, il titolo si mostra stilisticamente molto bello, grazie anche ad alcune cutscene animate e alla direzione artistica davvero ispirata. È stata proprio quest’ultima, infatti, a colpirmi immediatamente dopo aver giocato la demo. Non la storia, non il gameplay, non la musica, ma la direzione artistica. Se avete visto l’anime di Puella Magi Madoka Magica, mi auguro che anche voi avvertiate un forte senso di déjà-vu durante alcune scene!

Conclusione

Stella Glow è un titolo che vorrei che più persone conoscessero. È un gioco validissimo, che offre molto di più di quanto possa sembrare all’apparenza: una storia ben scritta, un gameplay divertente, uno stile unico e una colonna sonora incredibile. Se possedete un 3DS, non fatevelo scappare: potrebbe stupirvi!
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