Dragon Quest XI: Echi di un’Era perduta
Piattaforma: PlayStation 4, PC
Software House: Square-Enix
Publisher: Square-Enix
Lingua: Italiano (testi), Inglese (audio)
Release: 4 settembre 2018
Note: In uscita su Nintendo Switch il 27 settembre con contenuti aggiuntivi sotto il titolo di Dragon Quest XI S: Echi di un’Era Perduta – Edizione Definitiva
Non sono mai stata una fan della serie Dragon Quest. La mia esperienza con la serie è consistita per molti anni nel solo Dragon Quest VIII: L’Odissea del Re Maledetto, blasonato JRPG dell’epoca PlayStation 2 che non riuscì minimamente a far breccia nel mio cuore di amante del genere né quando me lo regalarono, poco dopo l’uscita, né quando provai a riavvicinarmici diversi anni dopo. Considerato il mio scarso apprezzamento per uno dei capitoli più amati del brand, mi sono tenuta lontana dal resto della serie per parecchio tempo. Soltanto in tempi recenti ho deciso di approcciarmi a Dragon Quest da un’altra prospettiva: quella storica. Prospettiva che mi ha permesso di apprezzare la serie creata da Yuji Horii e Koichi Nakamura nel lontano 1986 in modo del tutto nuovo per il suo indiscusso ruolo di pioniere e capostipite del genere JRPG. Ma non è questo il momento di tenere una lezione sull’importanza storica di Dragon Quest: semplicemente, vorrei che teneste in considerazione questa mia affermazione iniziale — “Non sono mai stata una fan della serie Dragon Quest” — durante la lettura di questo diario, dedicato alla mia esperienza con il suo più recente capitolo, Dragon Quest XI. Il perché vi sarà presto chiaro.
Un nuovo punto di inizio
Per molti versi, Dragon Quest XI costituisce un nuovo punto di inizio per la serie. Una serie che gode da sempre di sconfinata popolarità in Giappone, ma che in Occidente non ha mai riscosso lo stesso successo. Con l’undicesimo capitolo, Dragon Quest approda sull’ultima generazione di console, e torna su console fissa per la prima volta dal 2004, anno del già citato Dragon Quest VIII: L’Odissea del Re Maledetto (fatta esclusione per Dragon Quest X, capitolo online per Nintendo Wii e WiiU mai uscito dal Giappone, e per gli spin-off come Heroes e Builders). Compito di questo Dragon Quest XI è quindi, per stessa ammissione del team, quello di esprimere tutti gli elementi che caratterizzano la serie sin dagli albori, sia per omaggiare i fan storici, sia per attrarre nuovi giocatori.
A differenza di tante altre serie storiche, Dragon Quest sceglie quindi la via della tradizione. Basta avviare Dragon Quest XI per accorgersi subito di trovarsi in piena continuità con il resto della serie: le coordinate essenziali della serie sono immutate dal 1986, complice anche il fatto che dietro ad essa ci sono da trent’anni le stesse personalità — Yuji Horii come game designer, Akira Toriyama al character design e Koichi Sugiyama alla colonna sonora. La fanfara che ci accoglie al title screen è la stessa di sempre, così come sono gli stessi i mostri, gli incantesimi e persino gli effetti sonori. Pur rinnovandosi profondamente, Dragon Quest XI mantiene immutata la sua anima come nessun altra serie tanto longeva è riuscita a fare, cosicché i fan storici si sentiranno immediatamente a casa, mentre i neofiti del franchise riusciranno sin da subito a scoprirlo nei suoi tratti più caratteristici.
La storia del Lucente
La trama di Dragon Quest XI è, all’apparenza, altrettanto classica: un protagonista muto, ribattezzabile a piacimento dal giocatore, scopre di essere il Lucente, il prescelto dell’Albero del Mondo Yggdrasil destinato a salvare il mondo di Erdrea dall’Oscurità. Lasciato il villaggio di Roccapietra, in cui è cresciuto sin da quando ha perso i genitori biologici in tenera età, il Lucente si mette in viaggio per compiere il suo destino di eroe e ripercorrere le gesta del suo predecessore Darios, tanti secoli prima… ma le cose non vanno esattamente come sperato.
L’incipit, come vedete, è quanto di più tradizionale possa esserci; eppure la storia di Dragon Quest XI funziona a meraviglia. I motivi sono sostanzialmente due: il primo è il cast di personaggi carismatici che si uniscono via via al nostro Eroe, la cui perfetta alchimia dà vita a siparietti divertenti e momenti memorabili; il secondo consiste nella capacità della trama di Dragon Quest XI di prendere il giocatore in contropiede quando meno se lo aspetta. Pur conservando dall’inizio alla fine il suo impianto narrativo classico — del resto l’intento è, come già detto, quello di entrare in continuità con gli albori della serie — la storia riesce a stupire, e più di una volta. Mi fermerò qui, per non guastare la sorpresa di nessuno, ma sappiate che in diverse occasioni sono rimasta letteralmente sbigottita per il risvolto preso dalla trama, proprio perché, da un JRPG così volutamente tradizionale, non mi aspettavo niente di particolare.
Sarà impossibile, durante il lungo viaggio del Lucente, non affezionarsi ai suoi compagni di viaggio. Ognuno di loro ha le sue peculiarità, il suo background e il suo sviluppo e, nonostante questa sia la storia del Prescelto di Yggdrasil, nella narrazione trovano il giusto spazio anche tutti i comprimari. Da Erik, ladro dal cuore d’oro che diventa da subito amico per la pelle del protagonista, a Sylvian, artista circense carismatico e pieno di risorse, dalle sorelle Veronica e Serena, diverse come il giorno e la notte, al bizzarro duo formato da Jade e Rab, Tutti entreranno nel vostro cuore con incredibile facilità, rendendo l’avventura assolutamente memorabile.
Inoltre, a rendere la storia incredibilmente scorrevole, nonostante il suo tradizionale canovaccio, è la leggerezza che contraddistingue da sempre la serie: Dragon Quest non si prende mai del tutto sul serio e i momenti di umorismo (e autoironia) fanno sì che l’esperienza sia ancor più godibile. Tra descrizioni di oggetti che “alzano più di un sopracciglio”, seducenti puff puff nascosti in ogni angolo di Erdrea, tecniche bizzarre e ancor più bizzarri costumi, il sorriso è assicurato dall’inizio alla fine.
L’ABC di JRPG
Dal punto di vista del gameplay, Dragon Quest XI è la quintessenza del genere JRPG. Ripropone in chiave modernizzata la sua formula vincente, alternando esplorazione, quest e battaglie.
Il sistema di combattimento è a turni: la novità di poter ruotare la telecamera e spostare il personaggio controllato sul campo di battaglia è più apparenza che sostanza, non avendo alcuna rilevanza sul piano del gameplay. Il fulcro del combat system è quello di un tradizionalissimo JRPG a turni: ogni personaggio ha le proprie caratteristiche e dispone perciò di abilità diverse da sfruttare in battaglia. Teoricamente, è possibile lasciare i compagni all’intelligenza artificiale, automatizzando gli scontri con tattiche pre-impostate: nella pratica, immagino che, come la sottoscritta, preferirete tenere tutti sotto il vostro controllo, selezionando personalmente magie, attacchi e tecniche.
Tutti i party member possono essere sviluppati in modo personalizzato spendendo punti abilità ottenibili dopo il level up, con una tavola delle abilità composta da diversi rami. Pur avendo un’arma di default, ogni personaggio può equipaggiarne altre, ottenendo l’accesso a un diverso set di skill: il Lucente, per esempio, può combattere con spada e scudo o spade a due mani, mentre Erik con pugnali, boomerang o spade a una mano. Complessivamente, quindi, ci troveremo ad avere un team ampiamente personalizzabile, ma sempre molto diversificato, perché, nonostante l’ampio ventaglio di possibilità concessoci dai diversi rami dello skill tree, ogni personaggio giocabile mantiene le proprie caratteristiche: raramente toglierete la bacchetta alla maga bianca Serena in favore della lancia in dotazione alla guerriera Jade, insomma. Questo spinge a sperimentare diverse formazioni in battaglia, tanto più che, progredendo nello sviluppo del personaggio, si sbloccano abilità uniche davvero interessanti.
In combattimento, i nostri personaggi potranno inoltre diventare Pimpanti: questo status speciale, oltre a garantire loro un bonus statistiche piuttosto vantaggioso, amplierà il repertorio di tecniche a disposizione del giocatore, aggiungendovi i Poteri Pimpanti, abilità particolari attivabili in coppia, trio o addirittura con tutti e quattro i personaggi attivi in party.
Complementare al combat system è il sistema di Forgia, che consente di creare o potenziare pezzi di equipaggiamento con un simpatico minigioco. Le ricette vanno raccolte esplorando e completando quest e alcuni equipaggiamenti, oltre a migliorare i parametri, fanno anche da veri e propri costumi per i personaggi.
Se amate i JRPG a turni, dunque, combattere in Dragon Quest XI sarà veramente appagante. Lo stesso si può dire per l’esplorazione: il mondo di Erdrea è vasto e variegato, esplorabile a piedi, in sella a cavalli o altre cavalcature, via mare e, verso le fasi finali, anche in via aerea. Punto di forza dell’ambientazione sono senza ombra di dubbio le splendide città, ognuna peculiare a modo suo. Si passa dalla maestosa Hellador, capitale in cui perdersi già dalle prime ore, alla malinconica Kaldoh; dalla chiassosa Galoppoli all’italianissima Gondolia.
Queste location così ispirate e caratteristiche rendono il viaggio davvero accattivante, perché si ha costantemente voglia di scoprire che cosa riservi la prossima destinazione. Ciò è possibile grazie ai tantissimi extra che il mondo di Erdrea nasconde: minigiochi, quest, collezionabili, eventi segreti… Vi sentirete sin da subito incredibilmente incentivati ad esplorare al meglio tutto quello che il mondo di gioco ha da offrire. E — ve lo assicuro — è davvero tanto: Dragon Quest XI è un titolo davvero, davvero ricco di contenuti. Che vogliate tentare la sorte al casinò, improvvisarvi arcieri, completare l’album delle minimedaglie, esplorare il dungeon segreto o semplicemente saccheggiare ogni armadio di Erdrea, state pur certi che avrete il vostro bel daffare. Ovviamente abbondano le quest secondarie, per non parlare dei molti extra nascosti da scoprire durante le fasi finali del gioco.
Complessivamente, ci troviamo davanti a un titolo davvero longevo. La sola storia principale supera abbondantemente la longevità media del genere e potrebbe richiedervi anche un’ottantina di ore: io, per il platino, ho oltrepassato la soglia delle centotrenta, senza mai sentirne il peso.
Una meraviglia per gli occhi
Sotto il profilo visivo, Dragon Quest XI è spettacolare. Ritengo sia uno dei JRPG più belli da vedere in questa generazione e devo dire che, pur non essendo una fan sfegatata dello stile di Toriyama, la grafica del gioco riesce ad esaltarlo piacevolmente, sia per quanto riguarda i personaggi, sia per quanto riguarda i mostri. Ed è impressionante vedere tutti i mostri storici della serie conservare le loro pose e animazioni caratteristiche nonostante il grande salto generazionale a livello tecnico.
Per quel che riguarda il comparto audio, la colonna sonora di Sugiyama alterna tracce memorabili ad altre un po’ blande e, soprattutto, riciclate più volte all’interno del gioco, uno su tutti il tema delle città. Il doppiaggio, nella versione PlayStation 4 e PC, è disponibile solo in lingua inglese ed è di buona qualità, seppur in alcune location si debba avere lo stomaco forte per sopportare certi accenti (e conseguenti adattamenti dialettali nei sottotitoli italiani). La versione Switch, in uscita il 27 settembre, conterrà anche il doppiaggio giapponese, realizzato nel paese del Sol Levante appositamente per quest’edizione.
E parlando di versione Nintendo Switch, sono tante le aggiunte che la renderanno, come da titolo, l’Edizione Definitiva in cui godervi questo splendido JRPG: da nuove quest dedicate ai personaggi, piccole migliorie di gameplay e un’inedita modalità 2D che strizza l’occhio ai primissimi capitoli della serie (nata proprio per Nintendo nel lontano 1986 ed esclusiva di punta della grande N per un decennio), le aggiunte sembrano così allettanti da far gola persino a me che, dopo centotrenta ore, ancora non sono stanca di questo titolo. Non c’è da pensare, però, che la versione originale sia in qualche modo “menomata”, perché i contenuti che offre sono — come già detto — tantissimi: anche su PlayStation 4 e PC, Dragon Quest XI è un JRPG completo sotto ogni punto di vista, capace di regalarvi così tanto da tenervi impegnati per centinaia di ore.
Conclusione