Xenoblade Chronicles X ~ Stuck on a different planet

Xenoblade Chronicles X ~ Stuck on a different planet

Xenoblade Chronicles X

Piattaforma: WiiU
Software House: Monolith Soft
Publisher: Nintendo
Lingua: Italiano(testi), Inglese(audio)
Release: 4 dicembre 2015
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Xenoblade Chronicles X è un gioco che ho sempre guardato con molta curiosità. Nel 2014, quando iniziarono a uscire i primi trailer, avevo già giocato e amato il primo capitolo della saga e seguii sempre con grande entusiasmo ogni nuova news, fino alla sua uscita nel dicembre del 2015.

Ho recuperato il gioco solo molti anni dopo, però, e il motivo per cui questo sia successo è molto semplice: non ho mai avuto una WiiU. La sfortunata console di Nintendo mi aveva attratto davvero poco e le esclusive che mi interessavano si contavano sulle dita di una mano. Ad oggi, con i numerosi porting di esclusive WiiU su Switch, di quelle dita ne è rimasta una. Xenoblade X, appunto. Dopo quasi cinque anni ho finalmente avuto l’opportunità di vivere questa esperienza ed è esattamente di questo che voglio parlarvi in questo diario.

We’re stuck on a different planet, a lot more than we can mange

L’umanità è costretta a lasciare la Terra, distrutta dalla guerra tra due enormi forze aliene. La nave su cui i superstiti si sono imbarcati, la White Whale, è cacciata dalle suddette forze aliene (o “xeno“, dalla parola greca per “straniero”), ma riesce a fare un atterraggio di fortuna sul pianeta Mira.

Giochiamo nei panni di uno dei sopravvissuti, il cui nome e aspetto sono scelti dal giocatore, che viene svegliato dal suo sonno criogenico dalla soldatessa Elma: la donna lo conduce ai resti dell’astronave su cui l’equipaggio ha costruito la città di Neo Los Angeles (spesso abbreviato in NLA).

Cross, tutto ciò che è illuminato dal sole, è il nostro regno!

Elma presenta il protagonista al governo della città e lo introduce al BLADE, un’organizzazione il cui scopo è quello di permettere alla razza umana di sopravvivere in un ambiente ostile come quello di Mira. I compiti di questa organizzazione sono tanti, dallo sconfiggere pericolose creature ostili, al raccogliere materiali che possano risultare utili allo sviluppo tecnologico. Il compito più urgente è però, senza dubbio, quello di recuperare i pezzi della White Whale sparsi per Mira, in particolar modo il suo nucleo che non deve, per nessun motivo, cadere nelle mani dei Ganglion, una coalizione di alieni ostili alla razza umana. Per questo motivo buona parte di queste missioni vengono affidate a una squadra d’eccezione, quella di Elma, nella quale entrano a far parte anche il protagonista e la geniale tredicenne Lin.

It’s something about this planet

Già da questa prima fase di gioco ci si rende conto con chiarezza che il vero punto forte del titolo è l’esplorazione. Chi già conosce Monolith saprà che, già da qualche tempo, il loro marchio di fabbrica sono le ambientazioni ampissime, ben studiate, ricche di particolari e visivamente molto belle. Tutti gli Xenoblade sono titoli che incoraggiano il giocatore a viaggiare, raggiungere nuovi punti d’interesse e scoprire zone segrete, ricompensandolo con esperienza e paesaggi mozzafiato. X non è certo un’eccezione, anzi, è fino ad ora l’unico esponente della serie in cui questa componente è proprio il punto focale: si tratta infatti di un open world in tutto e per tutto, pronto fin dal primissimo capitolo ad essere esplorato nella sua interezza (a patto che siate pronti a fare i conti con qualche mostro poco simpatico). Andare alla scoperta di Mira è incredibilmente divertente e appagante e Xenoblade Chronicles X non si risparmia nel far sentire il giocatore un vero esploratore in un mondo ostile. Capiterà molte volte, anche durante l’esplorazione necessaria per procedere con la trama, di trovare in giro numerosi nemici di livelli molto più alti rispetto a quelli del party pronti ad attaccare a vista: in questo caso sta proprio a chi gioca decidere se passargli vicino e prepararsi a correre nel tentare una fuga o cercare una strada alternativa per raggiungere la meta. Una cosa è sicura: ogni strada è buona, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire.

Procedendo con la trama, è possibile avere accesso anche agli Skell, mecha armati di cannoni e armi da mischia di ogni tipo, grazie ai quali è possibile accedere a zone altrimenti irraggiungibili, aggiungendo ulteriore esplorabilità ad un mondo già immenso.

Il vero protagonista del gioco non è quindi il personaggio del giocatore, non è Elma, né nessuno degli altri personaggi che incontreremo durante l’avventura. Il vero protagonista è il pianeta Mira, con i suoi segreti e le sue particolarità, e più a fondo il giocatore cerca di conoscerlo, maggiore è la gratificazione che il gioco riesce a dare.

Le grandi strutture a forma di anello nel continente di Oblivia sono solo uno dei punti di riferimento mozzafiato presenti nel gioco

Anything is open to you, go grab it now

Ma Mira non è solo i suoi bei paesaggi: Mira sono anche tutte le popolazioni di xeno che la abitano. Quelle alleate e quelle nemiche, quelle che, missione dopo missione, impareremo a conoscere sempre meglio anche nelle loro particolarità. Dall’ormai proverbiale avidità dei Nopon, all’amore smisurato dei Ma-non per la pizza congelata, alla coscienza collettiva degli Orphe: scoprire la struttura e le motivazioni che muovono le varie popolazioni, nonché scoprire come farle convivere pacificamente, è una delle cose che ho adorato di più e che non ha eguali in nessun gioco io abbia mai giocato.

Adoro la localizzazione italiana della parlata Nopon

A far parte dell’ ecosistema di Mira sono, ovviamente, anche gli abitanti di NLA, diciassette dei quali possono accompagnarci durante le nostre esplorazioni. Ogni personaggio ha le proprie missioni e connessioni interpersonali, aggiungendo ancora più profondità all’ambientazione. C’è però una cosa che non ho molto apprezzato: ossia che né la trama né il gameplay mi abbiano mai spinta a provare varie combinazioni di questi personaggi. Certo, alcuni personaggi sono obbligatori in alcune missioni (per lo più Elma e Lin), ma quando non lo sono non apportano nessun contributo allo svolgimento della narrazione. Non una frase, niente di niente. Aggiungiamo il fatto che per portarsi dietro qualcuno è necessario andare a cercarlo per NLA ed ecco che la voglia di esplorare i background di personaggi come Hope o Phog vengono meno, per quanto interessanti possano risultare.

The key we lost

Come abbiamo visto fino ad ora, la premessa di Xenoblade Chronicles X è molto diversa da quella degli altri titoli della serie. Se Xenoblade Chronicles e Xenoblade Chronicles 2 possono essere definiti come giochi essenzialmente story-driven, questo non può essere detto per X, che ha un impianto molto più simile ai grandi open world occidentali che non a un JRPG classico quali sono stati tutti gli altri “Xeno-“ a partire da Xenogears nel 1998. Purtroppo, essendo passata in secondo piano la trama, a risentirne è stato proprio il comparto narrativo, per lo meno quello principale. La storia è divisa in dodici capitoli che durano tra la mezz’ora e le due ore, con un pacing piuttosto altalenante: ci sono capitoli che non aggiungono nulla di più di una qualsiasi missione secondaria e altri (sto pensando in modo specifico a quello finale) talmente pieni di scoperte e punti chiave che si poteva pensare di diluirli di più e spiegarli in modo più approfondito. Senza contare che, anche dopo i titoli di coda, di domande me ne sono rimaste decisamente più del dovuto. Monolith, ci devi un sequel.

Per quanto riguarda le missioni secondarie, in cui il comparto narrativo mi è parso funzionare decisamente meglio, penso ci sia un problema diverso: la tediosità e ripetitività di alcune di queste. Mi riferisco in particolare a quelle in cui ci verrà chiesto di raccogliere un certo numero di oggetti avendo come informazione solo il nome e la regione in cui trovarli oppure quelle in cui si richiede un certo bottino che viene rilasciato solo distruggendo determinate parti del corpo  di un certo nemico che si trova solo in un certo punto in una certa condizione climatica o durante una certa ora del giorno. La cosa tediosa non è dovuta tanto dal fatto che sia difficile identificare il luogo in cui trovare tutte queste cose — per quello, al giorno d’oggi, esistono le guide online — ma piuttosto dal fatto che, una volta identificato il luogo o il nemico, non è detto che si riesca a ottenere subito questi componenti: è questione di fortuna. Fortuna che purtroppo mi manca spesso, inducendomi anche a lunghe sessioni di gameplay ripetitivo combattendo sempre contro lo stesso mostro o esplorando sempre lo stesso quadratino di terra. Questa cosa, alla lunga, mi ha davvero sfiancato.

Is anyone there? I need a bigger gun

Ciò che invece accomuna maggiormente X al suo predecessore su Wii è sicuramente il sistema di combattimento: una volta ingaggiata la battaglia il personaggio utilizza attacchi automatici mentre sta al giocatore muoversi e utilizzare le arti in cooldown. X non si limita semplicemente a replicare, aggiungendo, anzi, tanti elementi nuovi e potrei stare ore a parlarvi di cooldown secondari, di urli del guerriero e di overdrive, ma rischierei di annoiarvi più di quanto non stia già facendo ora. Sappiate solo che, grazie anche a un sistema di sviluppo del personaggio incredibilmente variegato, si tratta del combat system più complesso, ma anche il meno immediato dell’intera saga. C’è però da dire che, una volta che si impara a padroneggiarlo, riesce a dare soddisfazioni davvero incredibili.

Ovviamente, una volta ottenuto uno Skell, è possibile farne uso in battaglia. Ho trovato il sistema di sviluppo degli Skell valido, ma decisamente meno soddisfacente rispetto a quello “a piedi”, in quanto legato esclusivamente al suo equipaggiamento.

It’s ride or die

Con la colonna sonora ho un rapporto abbastanza particolare, siccome ben prima di iniziare a giocare conoscevo ogni singola traccia. Riascoltarla nel suo contesto originale è stata un’emozione unica. È una di quelle soundtrack che ho ascoltato volentieri sempre, perché piena sia di motivi che mi fanno emozionare (come The Way o il tema di esplorazione della regione di Noctilum) che di quelli che mi danno adrenalina (come Uncontrollable o The Key we’ve lost), anche senza che avessi bisogno di ricollegarli a qualcosa di specifico. Hiroyuki Sawano, conosciuto per colonne sonore come quelle de L’Attacco dei Giganti, Seven Deadly Sins o Kill la Kill, ha sempre questo effetto su di me e la sua mano è assolutamente inconfondibile. Inutile dire che a me piace moltissimo, ma so che non a tutti ha fatto lo stesso effetto: anche qui, probabilmente, entra in gioco la lampante differenza con altri due Xenoblade. Trovo però che il particolare mix di generi di cui è composta questa colonna sonora sia davvero adatta e doni ancora più carattere ad un’ambientazione fantascientifica di questo tipo.

Il menù iniziale, con il suo tema, sa davvero come emozionare ogni volta che si apre il gioco

Se dovessi fare solo un appunto al comparto sonoro in generale, riguarda il mixaggio tra musica e voci. Più di una volta mi è capitato di non capire cosa un personaggio stesse dicendo perché durante la cutscene il volume della voce della cantante di turno risultava più alta di quella del doppiatore, senza possibilità di modificare dalle impostazioni di gioco.

Si potrebbe parlare anche della componente online, su cui però non ho tante parole da spendere. Non saprei nemmeno dirvi se sia fatta bene o meno: nel momento in cui ho iniziato a giocare tutti gli amici che possiedono questo titolo avevano già accantonato WiiU da tempo e non ho avuto modo di provarlo con loro. Quello che vi posso dire è che nella prima metà del 2020 i server del gioco erano ancora aperti, con affezionati che partecipavano ai raid e tanti avatar di giocatori da trovare in giro per la mappa. Per quanto ancora lo saranno è tutto da vedere.

Conclusione

Xenoblade Chronicles X è un titolo che riesce a fare in modo eccelso alcune cose, a discapito di altre non del tutto soddisfacenti. Ma il mondo è stupendo, non smetterò mai di ribadirlo, ed è costruito in modo maniacale in ogni suo aspetto: le ambientazioni, la fauna locale e tutte le civiltà aliene, le condizioni atmosferiche, il dettagliato ciclo di giorno e notte… Si tratta un gioco che può regalare un esperienza di esplorazione unica nel suo genere per un numero di ore che sfocia nelle centinaia per chiunque si ritrovi anche solo un minimo curioso di scoprire qualcosa che non abbia a che fare con la trama principale.
Un titolo per cui vale la pena recuperare WiiU? Probabilmente dipende da voi, ma spero che Monolith prima o poi ci regali un porting e, magari, un tanto agognato sequel.

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