Dark Souls Remastered
Piattaforma: PS4, XONE, Switch, PC
Software House: From Software
Publisher: Bandai Namco, From Software
Lingua: Inglese (sonoro), Italiano, INGLESE, Tedesco, Francese, Spagnolo (testi)
Release: 24 Maggio (PS4, XONE, PC), 19 Ottobre (Nintendo Switch)
Note: sostituisce sugli store la versione Prepare to die Edition
Within the Flame
In the Age of Ancients the world was unformed, shrouded by fog. A land of gray crags, Archtrees and Everlasting Dragons. But then there was Fire and with fire came disparity. Heat and cold, life and death, and of course, light and dark. Then, from the dark, They came, and found the Souls of Lords within the flame…
Di Dark Souls si è detto e scritto fin troppo e quasi mai per raccontare davvero il gioco, tant’è che con l’uscita a maggio dell’anno scorso di questa remastered su pc e console e qualche mesetto fa su Nintendo Switch paradossalmente non saranno pochi quei giocatori che potrebbero non aver mai approcciato un soulslike né tanto meno il nonno di questa fortunata serie.
Perché a Dark Souls sono state cucite addosso etichette ben note e semplicemente sbagliate, e credo che questa possa essere invece l’occasione per riscoprire Lordran, opportunamente svecchiata ma rimasta in fin dei conti sempre uguale a se stessa.
An eternal curse upon thee
In principio, il mondo era avvolto dalla nebbia, amorfo. L’Era degli Antichi, così la chiamavano, o più semplicemente l’era dei draghi. Grandi creature di pietra, esseri immortali e incontrastati. Finché un giorno non comparve il Fuoco e quattro grandi esseri raccolsero dalle fiamme anime dorate con le quali sfidare il dominio dei draghi. Con la vittoria di Gwyn, dio del Sole, inizia l’Era del Fuoco. Sotto la protezione degli dei, grandi regni e civiltà nascono e muoiono nel corso dei secoli, ma pian piano il fuoco e le anime dei Lord iniziano a perdere vigore. La luce si offusca, i falò avvizziscono: la Fiamma si sta spegnendo.
Tutto questo, nel mondo di Dark Souls è già leggenda, storie mezze dimenticate di eroi dei quali ci si ricorda a malapena il nome. Noi siamo non morti, creature maledette e condannate dalla legge degli uomini a marcire rinchiusi in un rifugio di pietra sperduto nella solitudine delle montagne settentrionali. Un cavaliere misterioso apre la porta della nostra cella e ci affida una missione: raggiungere in pellegrinaggio Lordran, la terra degli dei, come racconta un’antica leggenda tramandata di generazione in generazione, e scoprire così il destino dei non morti.
So easily forgotten
Il gioco, dopo il lungo filmato iniziale e uno spartano tutorial, ci lascia a noi stessi. Un primo NPC dà giusto qualche vago accenno a cosa fare e dove andare ma se vogliamo imparare qualcosa del mondo di Dark Souls dovremo arrangiarci: leggere le descrizioni degli oggetti, parlare a fondo e in diverse occasioni con gli NPC e soprattutto tenere gli occhi bene aperti, osservare attentamente Lordran per scoprirne i segreti. La lore di Dark Souls sta tutta qui, alla portata del giocatore, basta solo avere la volontà di ricostruire una storia partendo dalla fine.
La scrittura di Dark Souls è uno dei punti più alti della scorsa generazione, spazia dal ciclo arturiano al mondo fantastico del Signore degli Anelli e ne reinventa le atmosfere: la narrazione avviene interamente attraverso il filtro del mito. Lordran stesso si racconta, con i suoi spazi aperti collegati ingegnosamente fra loro in un chiaro esempio di ottimo world-building. Dal nostro primo passo a Lordran è già possibile andare quasi ovunque e le aree del gioco si possono davvero vedere dall’hub centrale. Al termine di una lunga sezione di gioco un ascensore, una leva o lo sblocco di una porta ci riportano tutt’a un tratto in acque familiari ed è questo che rende esplorare Dark Souls un piacere, oltre che una sfida. Si ha sempre la sensazione di aver ottenuto davvero qualcosa, sia pure un banale short-cut.
Sarete felicissimi di aver sbloccato questi short-cut, perché Dark Souls come saga è notoriamente difficile e lo è ancora di più in questa sua prima iterazione. Il gioco perdona pochi errori e generalmente premia il giocatore che colpisce al momento giusto in relativa sicurezza. In questo, riesce a essere quasi sempre onesto, incoraggiando un approccio cauto e la memorizzazione dei pattern di attacco di nemici e boss.
Purtroppo, è anche legnoso e poco responsivo e questo a volte cozza contro la precisione costantemente richiesta al giocatore, specie nelle sezioni platform. La varietà di armi, armature, scudi e oggetti magici assicura senz’altro diversi stili di combattimento e build possibili, tanto che affrontare il gioco con un personaggio differente è di volta in volta un’esperienza nuova. Un nemico o boss particolarmente ostico in una run melee potrebbe risultare molto più semplice con un altro personaggio che utilizza la magia. Una classe inizia addirittura il gioco con un oggetto che permette di aprire fin da subito la maggior parte degli shortcut, altrimenti inaccessibili fino a ben più tardi nell’esplorazione.
Why not help one another on this lonely journey?
“The way I see it, our fates appear to be intertwined. In a land brimming with Hollows, could that really be mere chance?So, what do you say? Why not help one another on this lonely journey? We are amidst strange beings, in a strange land. The flow of time itself is convoluted; with heroes centuries old phasing in and out. The very fabric wavers, and relations shift and obscure. There’s no telling how much longer your world and mine will remain in contact.”
Pur essendo senz’altro un gioco perfettamente godibile in single player, il multiplayer è stato inserito all’interno di Dark Souls in maniera molto intelligente. Se collegati alla rete, nel gioco compaiono segnali luminosi, messaggi provenienti da giocatori lontani desiderosi di aiutare o ingannare il prossimo. In forma umana, in qualunque momento potremo venire invasi da giocatori ostili che tenteranno di ucciderci per rubarci preziosa umanità.
È anche presente una modalità cooperativa, con segnali di evocazione che permettono di chiamare altri giocatori in proprio aiuto per affrontare aree particolarmente ostiche o semplicemente giocare un po’ in compagnia. Che la componente multiplayer sia stata così ben collegata al resto del gioco è molto importante, incoraggia il roleplaying e permette ai pg di avere un proprio allineamento, una loro visione del mondo. Sarete una Lama della Luna Oscura e proteggerete la città degli Dei da ogni invasore malvagio o piuttosto salterete di mondo in mondo a caccia dell’umanità che potrebbe tenervi in vita?
A mio parere, vale la pena approfittare di questa remastered anche solo per sfruttare i server di nuovo pieni di giocatori. La durata del gioco si aggira circa sulle cinquanta ore complessive per una run completa di tutte le aree opzionali e l’ottimo DLC. Il gioco ha però il pregio di essere estremamente rigiocabile nei vari NG+ e dovrà comunque essere affrontato diverse volte per sbloccare tutti gli obbiettivi.
Laudable is thy dedication to sin
Nonostante gli elogi, Dark Souls non è un titolo privo di difetti. A causa di limiti di tempo e budget. la seconda parte del gioco è purtroppo meno curata, più lineare e ahimè male collegata al resto di Lordran. Quel che è peggio, i boss verso il termine dell’avventura sono fra i peggiori di tutta la saga e garantiscono tanta frustrazione gratuita. Il gioco registra peraltro parecchio male collisioni e occlusioni ambientali e l’intelligenza artificiale dei nemici è decisamente maldestra, tanto che strategie contro intuitive e assurde come colpire nemici attraverso mura e porte chiuse o attirarli verso la morte in burroni e simili si rivelano spesso i modi più efficaci (e meno divertenti) per procedere o farmare facilmente.
Il PVP poi risente di uno scarsissimo bilanciamento e si riduce ai livelli più alti a un noioso girotondo alla ricerca di un apertura per garantirsi un backstab letale, problema peggiorato peraltro dalla incomprensibile latenza che sembra essere costantemente presente in ogni gioco From Software.
Tecnicamente, su questa remastered non c’è molto da dire. Il gioco si presenta bene in full hd e finalmente a 60 fps ma sente ancora il peso degli anni. Su pc ho riscontrato alcuni fastidiosi crash e un paio di aree buggate, ma niente che non ci si aspetti da un porting di questo tipo e facilmente patchabile. Vale la pena sottolineare come su pc purtroppo il gioco pulluli di hacker di vario genere, questo nonostante una prima insufficiente patch qualche mese fa atta a migliorare la sicurezza del multiplayer.
A conti fatti si tratta di un lavoro di rimasterizzazione un po’ pigro, addirittura un passo indietro rispetto alla versione moddata della Prepare to Die in giro da diversi anni. Gli sviluppatori hanno volutamente scelto di non intervenire, e questi problemi purtroppo affliggono il gioco originale tanto quanto le diverse versioni della presente remastered e sono francamente l’unico motivo per sconsigliare l’acquisto del gioco.
Conclusione
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