PERSONA 4 GOLDEN
Piattaforma: PlayStation Vita | PC
Software House: Atlus
Publisher: NIS America
Lingua: inglese(testi e audio)
Release: 22 Febbraio 2013 (Playstation Vita) | 13 giugno 2020 (PC)
Note: Riedizione del titolo uscito originariamente nel 2008 su PlayStation 2
Vi è mai capitato di scoprire un videogioco per puro caso e ritrovarvi fra le mani un titolo che non solo vi sorprende, ma diventa anche uno dei vostri giochi preferiti? Se sì, sappiate che è esattamente questo che successe a me quando nel novembre 2013 giocai per la prima volta Persona 4 Golden. Quando ripenso a come sono venuto a conoscenza del gioco, non posso fare a meno di sorridere. Lo vidi in azione per la prima volta sulla PS VITA. Già da quel poco che avevo visto mi sembrava fantastico, e dati i pochissimi titoli che avevo per la portatile di Sony al tempo (due di numero proprio) decisi di comprarmelo dal PS Store.
A ripensare alle primissime ore di gioco, mi vien da sorridere ancor di più. Ero sì abituato agli RPG con inizi un po’ lente e sequenze introduttive piuttosto lunghe e con molti dialoghi, ma diciamo che l’inizio Persona 4 Golden mi aveva preso un po’ troppo alla sprovvista, al punto che iniziai a pensare di aver fatto un acquisto sbagliato. Ovviamente mi son sforzato di andare avanti, perché giudicare un gioco, specialmente un JRPG, dopo sole due ore di gioco non ha alcun senso. Quello che mi ha aiutato ad andare avanti è stato senz’altro il character design, con personaggi semplici, ma che al tempo stesso trovavo accattivanti, grazie soprattutto al tratto di Shigenori Soejima e molti colori usati per la loro realizzazione.
Inutile dirvi che è valsa decisamente la pena andare oltre quell’inizio un po’ lento.
BENVENUTI A INABA
La trama di Persona 4 Golden inizia con l’arrivo di un ragazzo, il cui nome canon dato nei seguiti spin-off è Yu Narukami, nella piccola cittadina di Inaba dopo che entrambi i suoi genitori intraprendono un viaggio di lavoro. Il giovane non fa in tempo ad arrivare nella tranquilla località di campagna che subito si ritrova ad affrontare un mistero inquietante: degli omicidi si verificano in città ogni volta che questa viene completamente avvolta dalla nebbia. Dopo una serie di eventi, Yu farà amicizia con alcuni studenti della scuola locale, la Yasogami High School, insieme ai quali deciderà d’investigare su questo mistero. Questi crimini sono a quanto pare collegati all’esistenza di un mondo parallelo, dove i protagonisti possono entrare entrando letteralmente nella TV. Già dall’inizio Persona 4 Golden accoglie il giocatore con un alone di mistero che, una volta superate le prime due ore di gioco, vi assicuro mi ha impedito di staccarmi dalla console. Inoltre, nel gioco viene toccata una tematica molto profonda e matura: la presa di coscienza e l’accettazione del proprio io interiore. In questo strano mondo della TV, i protagonisti dovranno infatti affronta i propri Shadow, manifestazioni del loro stesso subconscio, un lato di loro che fanno fatica ad accettare. La trama di Persona 4 Golden ci mette quindi ad ingranare, ma quando inizia l’investigazione e si mettono insieme pian piano tutti i pezzi del puzzle, diventa quasi impossibile allontanarsi dal gioco. Il tutto poi culmina in dei colpi di scena a mio avviso sorprendenti, capaci di lasciarmi a bocca aperta in vari casi. Tra questi rientra sicuramente il villain del gioco, l’antagonista principale al quale i nostri eroi danno la caccia. La vera sorpresa riguardo questa figura è stata quella di ritrovarmi un cattivo caratterizzato come si deve e che, per un breve momento, riesce anche a tirare fuori argomentazioni con cui riesce davvero a catturare l’attenzione del giocatore.
Quindi sì, se siete amanti delle trame con concept interessanti, sviluppi intriganti e colpi di scena ben riusciti, Persona 4 Golden fa al caso vostro.
I AM THOU, THOU ART I
Se c’è una cosa che ho letteralmente adorato di Persona 4 Golden, sono senz’altro i personaggi. Che si parli dei membri del cast principale o degli NPC, c’è da rimanere deliziati. Il party principale del gioco è uno dei miei preferiti di sempre, composto da ragazzi a cui non ho potuto fare a meno di affezionarmi. Mentre avanzavo di grado con il Social Link di ogni personaggio, la meccanica che permette di approfondire i legami con loro, rimanevo colpito da come ognuno di loro fosse ben studiato e sviluppato durante il corso della storia. Negli altri JRPG che ho giocato ero sì abituato a dialoghi e filmati incentrati sullo sviluppo di un personaggio, però non mi era mai capitato di fare delle intere sessioni di conversazioni tra personaggi al di fuori dello sviluppo della trama. All’inizio temevo di ritrovarmi a dover assistere a scene lente o noiose, ma fortunatamente mi sbagliavo. Ogni singola scenetta di ogni singolo Social Link risulta interessante e coinvolgente, grazie a una scrittura dei dialoghi a dir poco eccellente. Questa meccanica è riuscita a conferire ai personaggi e alle loro storie maggior spessor. Tutti loro si avvicinano pian piano alla scoperta del loro “vero io”, e da lì iniziare il loro percorso di crescita. Anche nei personaggi, quindi, Persona 4 Golden è stata una vera sorpresa, con un gruppo di ragazzi che a prima vista sembrano già visti, ma stringendo al massimo il legame con loro e si scopre va ben al di là della semplice apparenza. Ognuna delle loro storie racconta storie diverse e, soprattutto, molto attuali. In alcuni si riflette sull’importanza di guardare le cose da un’altra prospettiva, mentre altri si ritrovano a dover affrontare le barriere degli stereotipi e dei pregiudizi.
Dunque che dire, anche per quanto riguarda i personaggi Persona 4 Golden svolge un lavoro fantastico, presentandoci un cast di personaggi assolutamente indimenticabile e NPC con una propria storia da raccontare.
“I LIVE FOR THIS PART”
Quello di cui dobbiamo parlare adesso è il combat system del gioco. Forse a questo punto non serve neanche dirlo, ma ovviamente Persona 4 Golden è riuscito a sorprendermi anche in questo campo. All’inizio non mi sembrava troppo diverso da un qualunque JRPG che avevo giocato in precedenza, e a livello propriamente strutturale non è che ci sia poi una differenza enorme. Quest’impressione è però subito sparita una volta icontrati gli “one more” e l'”All-out attack“, due delle meccaniche più iconiche di Persona. I vari nemici presenti nel gioco, così come i personaggi del party, hanno le loro debolezze, che se attaccate fanno cadere il nemico e si ottiene così uno “one more”, ovvero la possibilità di attaccare di nuovo. Se in un combattimento si riesce ad abbattere tutti i nemici, avremo allora la possibilità di dare il via a un All-out attack, un attacco speciale sferrato in contemporanea da tutto il party contro i nemici indifesi, che infligge danni devastanti agli avversari. Ovviamente ci sono fattori che bilanciano il tutto per far sì che i combattimenti non risultino troppo facili. Come detto in precedenza, anche i membri della nostra squadra possono venir atterrati se colpiti nel loro punto debole, regalando così uno one more agli avversari. Inoltre dare il via ad un All-out attack significa automaticamente cedere il turno successivo al nemico, perdendo quindi lo one more guadagnato in precedenza. Non sempre quindi l’attacco combinato con il party riuscirà a sconfiggere tutti i nemici, ed è quindi bene usarlo con la giusta tattica e il giusto tempismo.
Il combat system si ricollega anche al discorso dei Social Link menzionati prima. A seconda del grado d’intimità raggiunto con i membri del party, si possono infatti ottenere vari benefici. In alcuni casi infatti i personaggi in squadra possono curare un’alterazione di stato, sferrare un devastante attacco extra o addirittura incassare un colpo fatale al posto del protagonista. Quest’ultima meccanica può rivelarsi piuttosto utile perché, a partire da Persona 3, se viene messo K.O il protagonista si ottiene Game Over.
Queste meccaniche hanno reso il sistema di combattimento di Persona 4 Golden sì classico, ma allo stempo tempo originale e innovativo, è il risultato è semplicemente fantastico. Avrò passato non so quante ore semplicemente a farmare e combattere nei dungeon, e non mi sono mai annoiato un minuto.
L’unica cosa che potrebbe non convinvere del tutto chi gioca a Persona 4 Golden sono i dungeon. A livello estetico sono tutti diversi e riconoscibili, ma la loro struttura è randomica, e quindi per la maggior parte sono generati automaticamente, con strutture che cambiano ogni volta che vi accederemo. Fortunatamente, attraversarli è molto semplice, dato che all’interno di questi non vi sono troppi indovinelli e per completarli basta semplicemente trovare le scale che portano all’area succesiva.
Un’altra cosa che mi ha veramente sorpreso di Persona 4 Golden è stata l’assenza della mappa del mondo da esplorare, qui sostituita dalla piccola cittadina di Inaba. In genere ero abituato a dover esplorare un’immensa area di gioco alla ricerca di sidequest o alla scoperta di nuove città, e ritrovarmi a gironzolare per la sola Inaba all’inizio mi lasciava un po’ perplesso. E’ stato esplorarla ogni singolo giorno che mi ha fatto rendere conto che per quanto una zona possa essere relativamente piccola, è la ricchezza di contenuti che la rende veramente una delizia da esplorare. Inaba è piena di negozi e locali da visitare, tra cui i classici negozi per oggetti/equipaggiamento o semplici luoghi di ritrovo. Il tutto è arricchito dalla possibilità di interagire con i vari NPC di Inaba, che a volte saranno persino collegati a delle sidequest. Inoltre, questi personaggi avranno sempre qualcosa da dire man mano che si prosegue nella trama principale, questo rende Inaba ancora più completa e veritiera. Infine, avanzare nella trama permette di accedere a nuove aree di gioco, e per quanto anche queste siano piuttosto piccole (si parla appunto di aree da una sola schermata), sono anche queste divertenti da esplorare e con attività extra da svolgere.
Il mondo di Persona 4 Golden è dunque all’apparenza piccolo, ma è proprio la sua ricchezza di contenuti che ha fatto sì che io perdessi intere ore semplicemente a gironzolare per la città.
TIME TO MAKE HISTORY
Dal punto di vista grafico, il gioco non brilla particolarmente, soprattutto se consideriamo che il titolo è uscito originariamente su PlayStation 2. La versione Golden apporta qualche miglioria, come ad esempio l’alta risuoluzione, ma niente di comunque sorprendente.
Il gioco sorprende invece dal punto di vista del sonoro. Il doppiaggio è di altissimo livello, e infatti troviamo doppiatori del calibro di Yuri Lowenthal –doppiatore di Cornelius di Odin Sphere e Yuzuru Akie di SMT Devil Surivor 2-, e il mitico Troy Baker, già doppiatore nella serie Persona con Eikichi Mishina di Persona 2 e noto per molti altri ruoli come quello di Joel di The Last of Us.
L’altro punto che mette in risalto il gioco per quanto riguarda il sonoro è senza dubbio la colonna sonora. Potrei semplicemente dire che la colonna sonora è fantastica e chiuderla qui, ma non renderebbe giustizia al lavoro svolto da Shoji Meguro, il compositore. Ogni traccia che sentiremo nel gioco è azzeccatissima. Passeremo dal sentire canzoni leggere e allegre per quando siamo a scuola o in giro con gli amici, a canzoni che sapranno veramente darci la carica durante i momenti più importanti e decisivi. Non scegliere una traccia preferita da quelle contenute nel gioco, ma le prime che mi vengono in mente sono senz’altro Time to Make History, canzone dei normali combattimenti, e I will face myself, il tema delle boss fight.
Conclusione
Io ho preferito i personaggi di Persona 3, ma non posso negare che, come gioco, il 4 sia più evoluto – per non parlare del 5!
Ricordo che un amico ha scoperto il colpevole perché era uno dei pochi ad avere il ritratto senza essere un social link, anche se, se non erro, nel Golden il piccolo farabutto lo è diventato, un Social Link