NEO: The World Ends With You
Piattaforma: Nintendo Switch
Software House: Square Enix
Publisher: Square Enix
Lingua: Italiano (testi), inglese/giapponese (audio)
Release: 28 luglio 2021
Note: Disponibile anche per Playstation 4 e PC
The World Ends With You è un gioco particolare.
Un titolo molto amato da una piccola nicchia di appassionati, ma non molto preso in considerazione da molti, forse per la sua strana estetica da “fake Kingdom Hearts” o forse per i suoi controlli che hanno un fortissimo legame con le feature delle varie piattaforme su cui è stato rilasciato nei suoi diversi porting (doppio schermo e pennino nella versione DS, comandi touch su cellulare e Switch o i sensori di movimento dei Joy-cons sempre su Switch).
The World Ends With You è un titolo che è riuscito a fare breccia su di me solo alla seconda giocata, ma questa seconda giocata su Nintendo Switch mi ha fatta davvero innamorare. C’era una sola cosa che mi aveva davvero fatto imbestialire, però, di quella versione: il finale del capitolo aggiuntivo. Un vero e proprio cliffhanger che teneva il povero giocatore appeso in attesa di un sequel che non si sapeva né se, né quando sarebbe mai arrivato.
Alla fine, dopo qualche anno e tanti scongiuri, NEO: The World Ends With You ha fatto capolino sugli scaffali e nelle console degli appassionati del primo capitolo.
Shibuya Survivor
Siamo nuovamente a Shibuya, tre anni dopo gli eventi di The World Ends With You… anche se la Shibuya che vediamo in gioco assomiglia molto più a quella del 2021 che non a quella del 2009/10, ossia quella che dovrebbe essere stando all’uscita originale del primo capitolo. Ma la collocazione temporale ufficiale è un elemento un po’ fumoso e tutto sommato poco importante per gli eventi della trama.
Mentre girano per la città, Rindo Kanade e il suo amico Tosai Furesawa (detto Fret) vengono trasportati improvvisamente in una Shibuya parallela in cui sta avendo luogo uno strano torneo chiamato Gioco dei Demoni. Si tratta di un gioco a squadre in cui, nel giro di una settimana, la squadra che riceve più punti potrà esaudire un desiderio, mentre chi si ritrova in fondo alla classifica verrà “cancellato”. Nonostante una iniziale titubanza, i due si trovano costretti a partecipare, creando la loro piccola squadra, i Wicked Twisters, nella quale si inseriranno man mano altri compagni, tra cui Sho Minamimoto, volto già noto ai fan del prequel, e Nagi Usui, una giovane ragazza molto appassionata dell’otome Elegant Strategy.
A sfidarli ci sono altre quattro squadre: la Deep Rivers Society che fa capo allo schivo Fuya Kawahara, i Variabeauties guidati dall’affascinante Kanon Tachibana, i Purehearts capitanati dal carismatico Motoi Anazawa e i Ruinbringers, una misteriosa squadra perennemente al primo posto, di cui è noto solo un giocatore, l’enorme Kaichi Susuki, detto Susukichi.
Tra amici, nemici, nuovi arrivati e ritorni dal passato, inizia così il viaggio di Rindo in una Shibuya… familiare ma non troppo.
The busiest city in the world
Se il primo TWEWY si concentrava molto su Neku e sulla sua maturazione come persona, in NEO il gruppo ha un ruolo molto più importante. Rindo è comunque il focus, ma il suo rapporto con Fret, gli altri Wicked Twisters, i Demoni e le altre squadre è parte fondamentale dell’esperienza. Se anche non lo avete mai conosciuto in game, probabilmente avete presente l’iconico design di Neku con le cuffie alle orecchie, a simboleggiare il fatto che il suo personaggio cominci la sua avventura come qualcuno che pensa di sapere già tutto senza necessità di ascoltare gli altri. Al contrario, Rindo e la sua mascherina nera indicano quanto il ragazzo tenda non esprimere mai i propri dubbi e le proprie indecisioni, lasciandosi trascinare da ciò che altri decidono per lui, in paricolar modo il più impulsivo Fret, il misterioso Minamimoto o il suo idolo An0ther. L’unica persona con cui riesce a condividere le proprie preoccupazioni è Swallow, un individuo che ha conosciuto grazie a FantasyGO (una sorta di Pokémon Go con i mostri di Final Fantasy), ma che non ha ancora mai incontrato dal vivo. Rindo continua a confidarsi con questa persona invece di farlo con i suoi compagni di squadra, anche nel momento in cui realizza che potrebbe essere un avversario all’interno del Gioco dei Demoni e potrebbe utilizzare tutto ciò che gli dice contro di lui.
Questo focus sul gruppo si riflette anche sul gameplay. Ogni alleato ha un potere speciale unico: chi fa tornare alla mente ricordi, chi esorcizza i Rumori dai cuori delle persone, chi può viaggiare nel tempo, chi ci può far raggiungere luoghi nascosti sulla mappa di Shibuya. Ma non solo: nel menu è disponibile un albero delle relazioni con tutti i personaggi presenti nel gioco, amici, nemici, negozianti o NPC che siano. Una volta sbloccato il nodo appartenente al personaggio attraverso trama principale o sidequest è possibile spendere punti per ottenere ogni sorta di modifica al gameplay “base”: da difficoltà aggiuntive, alla possibilità di creare più di un preset di spille utilizzabili in combattimento, addirittura oggetti rari ottenibili solo in questa maniera.
If it wasn’t hard, everyone in the world would do it
In generale, fare confronti con il primo The World Ends With You non è facilissimo, perché i due titoli hanno tante cose in comune e altrettante profondamente differenti. Quello che salta all’occhio immediatamente è senza dubbio lo stile estetico. Il passaggio da 2D a 3D mi ha fatto subito storcere un po’ il naso: dei bei disegni in 2D non invecchiano facilmente, mentre un 3D, specialmente quello di una produzione con un budget non particolarmente alto come quello di NEO:TWEWY, rischia di invecchiare molto facilmente e, anzi, di sembrare già vecchio comparato ad altri giochi della stessa software house. La grafica non propriamente all’avanguardia, però, è di poco conto se viene accompagnato da un comparto artistico con lo stile assolutamente unico della serie; uno stile molto moderno e ispirato alla street art che a qualche disattento potrebbe ricordare quello di Persona 5, ma che in realtà risulta molto diverso (però vi prego, basta comparare Persona 5 a qualunque cosa abbia un’interfaccia accattivante o sia ambientato a Tokyo ma con un twist: anche in questo caso, nonostante le apparenze, i giochi non potrebbero essere più diversi).
Nonostante l’aspetto grafico risulti abbastanza diverso rispetto a quello del titolo originario, il gameplay è certamente il punto di maggior distanza tra i due titoli. O meglio, il core del gameplay è rimasto lo stesso: scorrazzare per Shibuya risolvendo enigmi e combattendo i Rumori. Ciò che è davvero cambiato è il “come”, specialmente per quanto riguarda i controlli. NEO: The World Ends With You è un gioco con controlli “standard” che funziona bene su qualsiasi console lo si giochi e non fa uso di feature uniche della console su cui è uscito. Insomma è perfettamente giocabile utilizzando il controller di una qualsiasi console moderna. E se questo rende il titolo meglio portabile su piattaforme che non siano quella di riferimento, fa anche perdere una delle particolarità più grosse del titolo originario, il che può essere un bonus o un malus in base a che tipo di giocatore siete.
The hard is what makes it great
Le spille continuano ad essere le armi a disposizione dei personaggi, ma il loro utilizzo è piuttosto differente. Se prima venivano assegnate al solo protagonista, controllate attraverso diversi controlli touch, e gli altri personaggi attaccavano in modo differente, in questo caso ad ogni personaggio viene assegnata una spilla e il suo effetto viene attivato attraverso la pressione di determinati tasti sul controller. In questo modo è molto più facile riuscire a creare combo tra le reazioni delle spille e accrescere l’indicatore del groove, che arrivato a 100, 200 o 300% permette di scatenare attacchi speciali sempre più potenti. La scelta delle spille è fondamentale e cambia moltissimo il modo in cui ci si approccia ai combattimenti.
Una cosa che mi piace dei combattimenti è che difficilmente si riducono a un mero button smash e ci sono meccaniche da tenere in considerazione. Questo vale sia per i boss che per alcuni Rumori comuni. A ciò si aggiunge il fatto che in ogni momento è possibile alzare o abbassare la difficoltà degli scontri o addirittura il livello dei personaggi (che in realtà determina solamente la quantità di HP del gruppo, le altre statistiche dipendono dall’equipaggiamento e dal cibo mangiato nei vari ristoranti della città). Questo cambio di difficoltà permette non solo di rendere più accessibili o impegnative le battaglie, ma anche di ottenere ricompense migliori: più è alta la difficoltà, più rare saranno le spille che riceveremo come bottino. È quindi importante per ogni completista imparare a padroneggiare tutte le difficoltà, benché il gioco rimanga accessibile anche a chi preferisce un’esperienza più rilassata.
All the dreams are full of colors
La User Interface è molto bella e funzionale. Gli artwork dei personaggi, utilizzati nella maggior parte delle scene di dialogo sono dettagliati ed espressivi: Tetsuya Nomura, Gen Kobayashi e Miki Yamashita, i tre principali responsabili dei design del cast, hanno fatto un ottimo lavoro nel mostrare la personalità di ogni personaggio nel loro modo di mostrarsi e, soprattutto, vestirsi. Ogni personaggio ha le proprie marche di vestiario preferite: marche che è possibile acquistare nei vari negozi disseminati per Shibuya e indossare come equipaggiamento. Rindo indossa principalmente abiti di Jupiter of the Monkey, un brand di abiti comodi e sportivi, l’ideale per un ragazzo abituato a scorrazzare per la città, mentre Shoka, quando è imbarazzata, nasconde spesso il volto nel cappuccio della sua felpa di Gatto Nero, brand che vi sarà certamente familiare se avete giocato il prequel.
Se vogliamo parlare di qualcosa che davvero non è cambiato, è la qualità della colonna sonora: anche questa volta Takeharu Ishimoto non ha sbagliato il colpo. Un mix di generi che spazia dall’hip hop al metal, dal pop punk all’EDM, remix di vecchie tracce tra cui Owari-Hajimari (che personalmente preferisco all’originale), Someday o Transformation, ma anche tracce completamente nuove che non vi usciranno più dalla testa tra cui Kill The Itch, Shibuya Survivor, World is Yours… Starei letteralmente ore a parlarvi di quanto adoro questa colonna sonora, di quanto mi faccia impazzire il repentino cambio di genere in Incongruous o quanto mi faccia venir voglia di cantare a squarciagola Breaking Free, ma più delle mie parole vi potrà sicuramente convincere la colonna sonora stessa, che trovate disponibile per l’ascolto su servizi di streaming come Spotify.
Buone anche le performance dei doppiatori ingliesi che, nonostante non siano i soliti nomi che si sentono spesso in questo tipo di doppiaggi, se la cavano in modo più che dignitoso. Tra i migliori, a mio parere, Miranda Parkin, la voce di Nagi, alla sua prima esperienza da doppiatrice e un insospettabile Xander Mobus nel ruolo di Kubo, un personaggio decisamente diverso rispetto ad altri su cui ci siamo abituati a sentirlo.
I’m ready to play, I’m down, I want to start it
Credo che nonostante i tanti anni passati, lo spirito di The World Ends With You sia ancora assolutamente intatto. Certo, la sensazione generale è un po’ diversa, ma credo sia dovuto al fatto che il primo capitolo parlasse direttamente alla mia generazione. Voglio sperare che NEO parli allo stesso modo agli adolescenti di oggi, narrando di problemi e di situazioni in cui un qualunque adolescente normale potrebbe incappare.
Ho fatto tanti confronti con il primo, perché è inevitabile farne, ma cerco di mettermi nei panni di un lettore che non lo abbia mai giocato: è possibile giocare NEO anche senza conoscere la storia di Neku e compagni? La storia di questo capitolo si regge perfettamente in piedi da sola, ma i riferimenti, tra personaggi e concetti che tornano, sono tanti ed è un peccato perdersi parte dell’esperienza a mio avviso. Vorreste provare comunque NEO, ma i controlli del prequel non vi convincono? L’anime, uscito nella primavera di quest’anno in Giappone, potrebbe essere una buona alternativa, anche se, dovendo adattare l’intero gioco, in soli 12 episodi risulta forse un po’ sbrigativo.
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