Sakuna: Of Rice and Ruin ~ Contadini si diventa

Sakuna: Of Rice and Ruin ~ Contadini si diventa

SAKUNA: OF RICE AND RUIN

Piattaforma: Nintendo Switch, PlayStation 4, PC
Software House: Edelweiss
Publisher: Marvelous Games
Lingua: Inglese (testi e doppiaggio), Giapponese (doppiaggio)
Release: 10 novembre 2020
Note: giocato su Nintendo Switch, screenshot provenienti dalla versione PC
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Fateci caso. Quando si parla di videogiochi indie, il 99% delle volte si fa riferimento a titoli e sviluppatori statunitensi o comunque occidentali. Nel mercato videoludico giapponese, per ragioni di varia natura (non ultima l’aderenza alla tradizione tipica della mentalità di questo paese), il concetto di produzione indipendente è rimasto per anni legato a quello di hobby, di progetto amatoriale portato avanti nei pochi momenti liberi dal lavoro a tempo pieno. Non stupisce perciò l’utilizzo dell’espressione doujin soft (doujin = circolo) per riferirsi a questo settore, in quanto la maggior parte degli sviluppatori indipendenti giapponesi ha avuto origine come gruppi di persone che condividevano i medesimi interessi e che presentavano i loro lavori in occasione delle convention dedicate, come il ben noto Comiket. Le cose tuttavia stanno cambiando e negli ultimi anni stiamo assistendo a una crescita notevole del mercato indipendente giapponese, che ha visto (e vede) la nascita di un numero sempre maggiore di team e soprattutto l’invasione di titoli sulle principali piattaforme di gioco, in primis Switch e Steam.

Perché questa premessa? Perché si dà il caso che, allo stato attuale, il mio videogioco indie preferito di sempre non è il tanto acclamato Hades, il meraviglioso Celeste, l’adrenalinico Dead Cells o il mastodontico Hollow Knight (giusto per citare quattro capolavori che ho adorato), bensì un titolo giapponese dalla gestazione alquanto tormentata che ha saputo rapirmi e farmi innamorare grazie alle sue meccaniche e alla sua atmosfera pregna di tutto il fascino della cultura nipponica. L’opera in questione è ovviamente Sakuna: Of Rice and Ruin, ed è il risultato degli sforzi e della passione di due sviluppatori – ripeto, DUE sviluppatori – che hanno dato vita a una delle sorprese più deliziose degli ultimi anni, un sincero e meraviglioso omaggio a quella che in Giappone è una vera e propria arte: la coltivazione del riso.

Ma quanto è bella la protagonista?

In questo diario di debutto su Pick a Quest vi racconto la mia esperienza con Sakuna: Of Rice and Ruin, che ho anche avuto l’opportunità di giocare in anteprima e di recensire all’epoca della sua uscita, e vi spiego perché è entrato a far parte dei titoli che definiscono la mia identità di videogiocatore, al netto dei suoi innegabili difetti. Se siete rimasti incuriositi dal peculiare stile grafico e dal design dei personaggi ma ancora non sapete se valga la pena o meno recuperarlo, cercherò di dipanare ogni vostro dubbio al meglio delle mie possibilità. Buona lettura!

 

Divinità capricciose e piantagioni di riso

La storia di Sakuna: Of Rice and Ruin comincia nel lontano 2015, quando Edelweiss – questo il nome del duo – inizia a lavorare al gioco dopo aver rilasciato l’anno precedente Astebreed, uno shoot’em up molto apprezzato dalla critica. L’annuncio ufficiale viene fatto nel corso dell’E3 2017 e il lancio, inizialmente previsto nel 2019, avviene (quasi) in contemporanea mondiale nel mese di novembre 2020 grazie al publisher Marvelous Games. Il successo coglie di sorpresa persino gli stessi sviluppatori, che si aspettavano di vendere all’incirca 30’000 unità: in poco meno di un anno, nel mese di giugno 2021 per la precisione, Sakuna: Of Rice and Ruin arriva a superare quota un milione di copie (fisiche e digitali), un risultato davvero straordinario per un prodotto del genere. Alcuni pensano che il raggiungimento di questo traguardo sia stato influenzato dagli stravolgimenti dovuti alla pandemia, e in parte probabilmente è andata così (soprattutto nel mercato occidentale), ma per quanto mi riguarda sono dell’idea che Sakuna abbia conquistato il pubblico per via delle sue innegabili qualità intrinseche. Anche perché, ricordiamolo, il periodo di lancio coincideva con quello dell’arrivo della nuova generazione, dunque tutt’altro che una situazione ottimale.

Quali sono le ragioni di questo piccolo miracolo? Prima di sviscerarle, direi che si debba partire dal principio: di cosa parla Sakuna: Of Rice and Ruin? In un mondo fantastico suddiviso tra Lowly Realm, il regno degli umani, e Lofty Realm, popolato da esseri divini ispirati al pantheon shintoista, la principessa Sakuna si gode le sue giornate oziando e bevendo grazie ai tributi che le vengono offerti. Ella è una divinità di alto rango dall’aspetto di una bambina pigra e capricciosa, e non vede l’ora di attirare l’attenzione della dea reggente Lady Kamuhitsuki. Nel giorno più importante, tuttavia, un gruppo di umani alla disperata ricerca di cibo fa irruzione nel Lofty Realm e Sakuna, nel tentativo di scacciarli, provoca un incendio che brucia tutto il suo raccolto. A seguito di questo maldestro incidente la protagonista viene bandita da Lady Kamuhitsuki e costretta a trasferirsi nel mondo terreno sull’isola Hinoe, conosciuta anche come L’isola dei demoni, con il compito di liberarla dalle presenze che la infestano. Stabilitasi assieme al bizzarro gruppo di umani in un casolare ricco di piantagioni di riso, inizia così per la principessa Sakuna una nuova vita lontana dagli agi e all’insegna del duro lavoro nei campi.

Vi affezionerete presto al simpatico Tauemon e agli altri personaggi umani.

Queste sono le premesse di una storia semplice e lineare che vi porterà via dalle 25 alle 30 ore per essere completata, a seconda di quanto tempo spenderete nelle attività secondarie. Pur narrata attraverso cutscene che non brillano per animazioni ed espressività – anche se siamo comunque su livelli molto buoni considerando il budget della produzione – e pur non rappresentando certamente il piatto forte del titolo, la trama di Sakuna: Of Rice and Ruin si lascia seguire con molto piacere e regala un finale davvero emozionante, il coronamento perfetto del percorso di crescita della sua protagonista. La principessa Sakuna è infatti un personaggio tremendamente riuscito, una figura carismatica che domina sempre la scena e a cui è molto difficile non affezionarsi nel corso dell’avventura. Capitolo dopo capitolo assistiamo alla sua maturazione da bambina viziata e testarda a persona affidabile e responsabile, raccogliendo così l’eredità dei suoi defunti genitori, la dea del raccolto Toyohana e il dio guerriero Takeribi. Una caratterizzazione formidabile a cui contribuisce la performance della sua doppiatrice giapponese Naomi Ozora, nota per ruoli come Satania in Gabriel Dropout, Hana Uzaki in Uzaki-chan Wants to Hang Out!, ma soprattutto la sottovalutatissima Duvalie nella serie Trails di Nihon Falcom.

Il resto del cast, rappresentato dal drappello di umani che convive nel casolare di Sakuna e da alcuni esponenti del reame divino, come il fido consigliere della protagonista Tama (un cane fluttuante capace di trasformarsi in una spada) e la sua migliore amica Kokorowa, possiede dei tratti abbastanza stereotipati ma svolge bene il suo lavoro, grazie anche ai numerosi dialoghi quotidiani che approfondiscono il background di ciascun comprimario. A mio parere, il personaggio secondario più riuscito è senza dubbio Myrthe, una missionaria straniera che si ispira in modo evidente ai gesuiti del XVI secolo. Speriamo che un eventuale seguito, a cui gli sviluppatori stessi si sono detti interessati, permetta di approfondire ulteriormente l’affascinante ambientazione creata dal team di Edelweiss, anche se a quanto pare esiste già una light novel ambientata dopo gli eventi del videogioco (solo in lingua giapponese, per ora).

 

Un gioco per veri uomini di coltura

Il vero punto di forza della produzione è rappresentato ovviamente dal suo gameplay (e anche dall’apparato artistico, ma di quello parlerò più tardi). Sakuna: Of Rice and Ruin è una perfetta fusione tra un action RPG a scorrimento orizzontale, ispirato a titoli come Devil May Cry e ActRaiser per stessa ammissione degli sviluppatori, e un gestionale-simulativo a tema agricolo sulla scia di capisaldi illustri come Harvest Moon e Rune Factory. Iniziamo dalla prima componente.

Il sistema di combattimento vi regalerà tante soddisfazioni.

Sakuna: Of Rice and Ruin è strutturato in vari livelli tra loro separati – non ci troviamo dunque di fronte a un metroidvania – sparsi su una mappa di gioco abbastanza estesa, e già qui emerge una delle peculiarità del titolo. Per sbloccare una nuova sezione non basta arrivare alla fine di quella precedente, ma bisogna incrementare il cosiddetto Livello di Esplorazione attraverso gli obiettivi presenti in ciascuna di esse: obiettivi che vanno dal semplice completamento all’uccisione di un numero prefissato di nemici, passando per il ritrovamento di oggetti collezionabili e così via. Così facendo gli sviluppatori incentivano fin da subito il giocatore a esplorare a fondo ciascuna zona e a familiarizzare con le meccaniche di gioco, un’ottima idea sulla carta che però all’atto pratico si rivela un’arma a doppio taglio in quanto aumenta il backtracking. Infatti, soprattutto nelle fasi centrali, mi sono ritrovato a dover tornare più volte nei vecchi livelli per completare gli obiettivi necessari per proseguire, il che non è proprio il massimo.

Per fortuna quello che vi ho appena descritto è l’unico difetto evidente della parte action-esplorativa del titolo, che risulta davvero gustosa e dal forte tasso di verticalità grazie alla presenza di un accessorio della protagonista, il Divine Raiment (Sciarpa Celestiale, come mi piace chiamarlo), che permette di spostarsi agilmente aggrappandosi alle sporgenze. Non solo, la sciarpa è anche un ottimo strumento offensivo e difensivo, in quanto consente di acchiappare i nemici più piccoli e di schivare i colpi trasferendosi alle loro spalle. Parlando dunque del combat system, Sakuna: Of Rice and Ruin è un gioco d’azione a scorrimento orizzontale abbastanza standard, come ormai ne sono presenti a iosa nel mercato indipendente, dove troviamo i classici attacchi normale, pesante e speciale, e dove grazie ai controlli e alle tipologie di armi è possibile concatenare delle combo davvero spettacolari se ci si prende la mano. A lungo andare può diventare abbastanza monotono e perdere di mordente a causa della varietà di nemici (buona ma non eccezionale) e alla difficoltà non certo tarata verso l’alto – anzi, se siete dei veterani del genere arrivare ai titoli di coda sarà una passeggiata – ma personalmente non mi è mai venuto a noia e lo reputo un combat system molto valido. La componente ruolistica emerge nel potenziamento del livello della protagonista e delle sue statistiche, così come nella possibilità di creare e personalizzare le armi e gli accessori necessari per poter affrontare a dovere ogni zona.

 

Da un grande podere derivano grandi responsabilità

Le meccaniche action RPG sono legate a doppio filo a quello che è il vero fiore all’occhiello di Sakuna: Of Rice and Ruin, un motivo che vale da solo l’acquisto del titolo e che più di tutti me lo ha fatto amare: la coltivazione del riso. Premetto che prima di Sakuna non mi sono mai approcciato a nessun farming game (nemmeno su smartphone), dunque non posso fare paragoni con altri esponenti più famosi del genere, e che descrivere anche solo superficialmente tutte le caratteristiche della componente gestionale-simulativa messa in piedi da Edelweiss nello spazio a mia disposizione è impossibile.

Fare il contadino non è mai stato così bello!

Questo perché il lavoro svolto dal team nell’implementazione di questo aspetto è semplicemente strabiliante, e si caratterizza per una cura e un’attenzione ai dettagli che raramente ho riscontrato altrove. Non a caso, il director Nal ha più volte raccontato che gran parte dello sviluppo del gioco è stato speso nel rendere la simulazione agricola il più realistica possibile, e che per farlo lui e il suo collega si sono documentati a fondo leggendo libri sull’argomento e visitando di persona le zone rurali del Giappone. Il risultato di questi sforzi si vede eccome, e rende Sakuna: Of Rice and Ruin una piccola perla imprescindibile per tutti gli amanti del genere.

Per farla breve, il tempo nel gioco è scandito dall’avanzare delle quattro stagioni suddivise a loro volta in tre giorni, e quando non ci si avventura fuori dal casolare della protagonista (l’hub centrale, in sostanza) bisogna occuparsi della gestione di quest’ultimo e della coltivazione del campo di riso, l’unica risorsa che permette di salire di livello e di potenziare le statistiche. Il processo si suddivide in dieci fasi distinte, che vanno dal dissodamento del terreno alla piantagione dei semi per arrivare al raccolto vero e proprio, e che vanno eseguite in determinati periodi dell’anno, trascorsi i quali il gioco le eseguirà in automatico con conseguente peggioramento del risultato finale. La cosa davvero figa è che ognuna di queste parti possiede delle meccaniche di gioco uniche che cercano di imitare il più possibile il corrispettivo reale. Alcune inizialmente potrebbero apparirvi fin troppo ripetitive, tuttavia, man mano che acquisirete più esperienza, sbloccherete delle abilità che vi permetteranno di portarle a termine con maggiore velocità ed efficienza. Per questo motivo vi invito a non ricorrere in alcun modo alla possibilità di delegare lo svolgimento di queste attività agli altri abitanti del casolare così da completarle in automatico: oltre a influire in negativo sulla qualità del raccolto, ricorrendo a questo stratagemma vi perdereste uno degli aspetti più belli di Sakuna: Of Rice and Ruin.

La trebbiatura (threshing), una delle ultime fasi del processo di coltivazione.

Oltre a ciò, nel corso della giornata bisogna occuparsi anche di altri compiti tra i quali non posso non menzionare la gestione delle scorte di cibo raccolte durante l’esplorazione nel mondo esterno (in modo da evitare il loro deperimento) e la scelta delle pietanze che Myrthe preparerà per la cena. Questo mi permette di introdurre un’altra caratteristica di Sakuna che ho trovato davvero ben pensata, ovvero la totale assenza di oggetti curativi. Il metodo principale a vostra disposizione per recuperare l’energia vitale consiste nella sua rigenerazione automatica quando non siete occupati in battaglia, proprietà che tuttavia si attiva solamente dopo aver consumato determinati cibi la sera prima. Non dimenticate perciò di andare a dormire solo dopo aver riempito adeguatamente lo stomaco.

Vorrei potervi dire di più sul gameplay, ma oltre a tediarvi inutilmente non riuscirei a rendere giustizia alla qualità del lavoro svolto dal team di Edelweiss. Sakuna è un videogioco che va provato e vissuto sulla propria pelle, e se riuscirà a fare click con voi esattamente come lo ha fatto con me vi troverete di fronte a una vera e propria esperienza, un titolo adrenalinico e rilassante al tempo stesso (comfy, se preferite il gergo) che vi regalerà tante ore di divertimento tra esplorazione, combattimenti e piantagioni di riso.

 

Amore ad ogni inquadratura

A livello grafico, come vi sarete già resi conto dagli screenshot e dagli artwork ufficiali, Sakuna: Of Rice and Ruin è una vera gioia per gli occhi. Esattamente come per il gameplay agricolo, anche qui Edelweiss ha svolto un lavoro impeccabile, che a dispetto dei mezzi a disposizione si distingue per una qualità degna di un titolo tripla-A. Il variopinto e colorato apparato artistico mi è piaciuto così tanto da spingermi ad acquistare l’artbook ufficiale del gioco (pubblicato dall’editore giapponese PIE) nonostante possedessi già quello presente nell’edizione limitata Golden Harvest, mentre a livello puramente tecnico è impossibile non apprezzare l’ottimo cel shading dei personaggi e dei mostri. Le ambientazioni sono invece un po’ altalenanti, alcune molto belle altre meno, ma vengono tutte impreziosite dall’influenza delle condizioni meteorologiche e delle stagioni, che modificano il loro impatto visivo in tempo reale.

A mio parere Sakuna entra di diritto tra i migliori personaggi videoludici degli ultimi anni.

Su PlayStation 4 e su PC Sakuna: Of Rice and Ruin gira fluidissimo a 60 fps stabili ed è su queste piattaforme che il titolo dà il meglio di sé, mentre su Switch, come è lecito aspettarsi, bisogna fare qualche compromesso. Sull’ibrida di casa Nintendo il gioco fa comunque la sua bella figura, anche in portatile, tuttavia tra risoluzione inferiore e il framerate che cala nelle parti ambientate nel casolare (dove gira a 30 fps) la versione per Switch è senza dubbio la peggiore. Perciò ve la sconsiglio, a meno che non possediate unicamente questa console o non vogliate in alcun modo rinunciare alla portabilità.

Clamorosa, infine, la colonna sonora di Hiroyuki Oshima, che contribuisce moltissimo all’atmosfera del titolo e che alterna perfettamente melodie calme e rilassanti a brani più incalzanti dominati dagli strumenti della tradizione giapponese, come flauti e tamburi, che mi hanno ricordato le musiche della serie animata di Naruto.

Curiosità: all’interno dell’edizione Golden Harvest è presente l’intera OST di Sakuna sotto forma di tre dischi, un evento forse più unico che raro dato che di solito in questi casi si include una semplice selezione di tracce.

 

Conclusione

Non è un caso che Sakuna: Of Rice and Ruin sia diventato il mio indie game preferito. Sin dalle prime ore di gioco ho potuto percepire in questo titolo tutto l’amore e la passione dei suoi sviluppatori, che hanno dato vita a uno stupendo diamante grezzo pregno di tutto il fascino e l’atmosfera della tradizione culturale giapponese. Nonostante alcune imperfezioni, l’ultima fatica di Edelweiss è uno dei migliori prodotti della scena indipendente mondiale degli ultimi anni, e non posso fare a meno di consigliarvelo anche se non siete appassionati del genere agricolo-simulativo. Potrebbe seriamente farvi cambiare idea, proprio come accaduto al sottoscritto.

Un commento

  1. Pingback: Annunciato l'anime di Sakuna: Of Rice and Ruin a cura di P.A. Works - Pick a Quest

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