Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory
Piattaforma: PlayStation 4
Software House: Media. Vision
Publisher:Bandai Namco Entertainment
Lingua: Inglese(testi), giapponese(audio)
Release: 18 Gennaio 2018
Note: Rilasciato anche su PlayStation Vita (solo digitale). È recentemente uscita anche una collection contenente questo titolo e il suo predecessore Digimon Story: Cyber Sleuth per PC e Nintendo Switch.
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Un paio di anni fa vi ho raccontato della mia primissima esperienza con un gioco ispirato alla saga dei Digimon: un’esperienza, a suo modo, piuttosto sorprendente. Da fan storica della serie a cartoni animati, non mi ero mai particolarmente interessata ai giochi per la loro cattiva fama rispetto ai più blasonati Pokémon e il titolo che mi fece cambiare idea fu Digimon Story – Cyber Sleuth.
Se non lo avete giocato ma siete, nonostante tutto, interessati a conoscere i miei pareri sul titolo di cui parlerò in questo diario, ossia Digimon Story: Cyber Sleuth – Hacker’s Memory, vi invito caldamente a recuperare anche l’altro articolo. Il motivo ve lo spiego immediatamente: Hacker’s Memory non è un sequel né un prequel del primo Cyber Sleuth, bensì una storia parallela e questo viene sottolineato più volte dal gioco che, ogni volta che si inizia un nuovo capitolo, lo fa con la dicitura di “Yet another side chapter”.
I’VE JUST BEEN IN THIS PLACE BEFORE
Trattandosi di un gioco così legato al suo predecessore, molti dei suoi elementi, tra meccaniche di gameplay e ambientazione, sono stati riutilizzati, dando al giocatore ben più di un effetto di deja vu.
Se in questo momento dovessi parlarvi del gameplay base, ripeterei per filo e per segno quello che ho scritto due anni fa: si tratta di un JRPG a turni molto classico in cui la squadra è formata da un massimo di undici Digimon (tre in campo e gli altri di riserva). Questi Digimon possono essere digievoluti o de-digievoluti in svariati modi soddisfacendo determinate condizioni (che, per i Digimon più rari e forti, possono implicare un bel po’ di grinding).
Ciò non vuol dire, però, che il gioco manchi di elementi nuovi. Anche se ci si ritrova a visitare la quasi totalità dei dungeon del primo gioco riproposti senza particolari cambiamenti, sono stati aggiunti anche diversi livelli del tutto inediti, soprattutto durante seconda parte della storia. Alcuni tra questi, tra l’altro, risultano anche esteticamente molto evocativi. Per quanto riguarda i Digimon stessi, vale lo stesso discorso: a quelli utilizzati nel gioco precedente se ne aggiungono tanti nuovi, alcuni dei quali tornano dalle serie animate e altri creati proprio per l’occasione.
È TEMPO DI DOMINARE
La principale novità nell’ambito delle battaglie è costituito dalla modalità “Domination”. Questo tipo di battaglie, presenti tanto durante la quest principale quanto in quelle secondarie, si svolgono in squadre di tre contro tre su un campo di battaglia diviso in aree.
A turno ogni elemento della squadra si muove, occupando e “colorando” lo spazio su cui finisce del colore del proprio gruppo. Se tale spazio è già occupato da un avversario, viene innescato uno scontro tra Digimon in cui ogni creatura digitale ha diritto ad una sola mossa. Se da questa battaglia uno dei due avversari viene sconfitto, il vincitore occupa la casella e il perdente è costretto a ritirarsi, in caso contrario lo sfidante torna nello spazio da cui è partito. Ogni area ha un valore che può variare tra 1, 5 e 10. Le condizioni di vittoria possono essere determinate dal raggiungimento di un certo punteggio o dalla sconfitta di tutti i nemici.
Ho trovato questo tipo di modalità molto simpatica e, sebbene non risulti mai abbastanza complicato da mettere in seria difficoltà il giocatore medio, aggiungono quel pizzico di varietà che al suo predecessore mancava.
MAMMA HO PERSO IL MIO ACCOUNT EDEN
Inutile dire che la struttura narrativa del gioco è rimasta pressoché invariata: in ogni capitolo avremo alcune quest obbligatorie necessarie a far avanzare la trama e altre opzionali che ci permettono di scoprire qualcosa di nuovo sui personaggi e sul setting. Stavolta, però, invece di metterci nei panni di un detective improvvisato dal corpo parzialmente digitalizzato, vestiamo i panni di un giovane hacker alla ricerca del suo avatar.
Al protagonista viene infatti rubato l’Account EDEN (servizio di realtà virtuale che permette agli utenti di “entrare” nella rete), il quale viene utilizzato per commettere un crimine. Accusato ingiustamente di aver commesso questa attività illegale, Keisuke Amasawa è costretto a ritirarsi da scuola e si unisce al gruppo di hackers “Hudie” al fine di avvicinarsi il più possibile all’autore del furto. Tra lotte territoriali e suggerimenti di un misterioso individuo mascherato di nome K, il viaggio del nostro novello hacker, in compagnia dei suoi nuovi alleati del gruppo Hudie, lo porterà spesso ad avvicinarsi alla storia già vissuta nel primo Cyber Sleuth, facendocela vedere da un diverso punto di vista.
A differenza del suo predecessore, Hacker’s Memory non ci permetterà di scegliere il sesso del protagonista, ma solo il suo nome (anche se, per chiarezza, in questo articolo lo chiamerò con il suo nome predefinito, Keisuke Amasawa).
VECCHI AMICI E NUOVE CONOSCENZE
Questo viaggio ci permette addirittura di incontrare ancora una volta la maggior parte dei personaggi principali a cui il gioco precedente ci ha fatto affezionare, dall’eccentrica detective Kyoko Kuremi, al geniale Arata, ma anche Nokia, Yuuko e tutti gli altri. Addirittura alcuni personaggi, come Fei, membro del personale esecutivo del gruppo di hacker Zaxion, risultano molto più presenti e rilevanti (e di conseguenza approfonditi) rispetto a quanto non lo fossero prima.
Nulla di tutto questo stravolge completamente la storia che già conoscevamo: anzi, è più un more of the same, un approfondimento che aggiunge personaggi nuovi, la cui storia era ancora tutta da raccontare.
Come succedeva per il protagonista del primo gioco, Keisuke è un personaggio silenzioso: la sua voce è la nostra. Come per la maggior parte di questo tipo di protagonisti, la sua presenza risulta più che altro il filo conduttore per le storie dei suoi comprimari. La storia della timida quanto geniale Erika, che vive la sua vita da reclusa nella sua camera nella base di Hudie in compagnia del suo Wormmon. La storia di suo fratello Ryuji, capo di Hudie che dopo la morte dei genitori si è fatto carico delle cure mediche della sorella. Quella di Chitose, grande amico di Ryuji che, all’apparenza scanzonato, rimpiange i tempi andati. E infine quella di Yuu, timido ma con una grande preoccupazione per la sorte del suo migliore amico Keisuke.
SEMPRE LA SOLITA MUSICA
L’unica cosa di cui non ho ancora parlato sono l’aspetto visivo e quello sonoro, ma anche in questo caso non ho molto da aggiungere rispetto a ciò che ho già scritto riguardo il primo Cyber Sleuth.
Il lavoro sul character design di Suzuhito Yasuda (Durarara!!, Devil Survivor, Danmachi) risulta molto caratteristico e riconoscibile anche sui nuovi personaggi. E sebbene molti dei temi siano riutilizzati, anche nei pezzi nuovi la colonna sonora di Masafumi Takada(Danganronpa, Vanquish, No More Heroes) è sempre frizzante e piena di energia, con armonie che ben si adattano sia all’ambientazione cibernetica che al tema investigativo.
Neanche Hacker’s Memory è stato tradotto in italiano: i testi sono solo in inglese e il doppiaggio in giapponese.
Il gioco, chiaramente, non raggiunge i livelli tecnici di altri titoli Playstation 4, anche perché nato per poter essere giocato su PlayStation Vita. Penso inoltre che, nonostante abbia giocato questa saga su console fissa, un gioco di questo tipo possa giovare molto della portatilità e per questo il mio consiglio è di recuperarlo proprio su Vita oppure su Switch, dove è da poco uscito in una Complete Edition insieme al suo predecessore.