Atelier Ryza 2 ~ Amici preziosi e leggende perdute

Atelier Ryza 2 ~ Amici preziosi e leggende perdute

Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy

Piattaforma: PlayStation 4
Software House: Gust
Publisher: Koei Tecmo Europe
Lingua: Inglese (testi), giapponese (audio)
Release: 26 gennaio 2021
Note: Disponibile anche su Nintendo Switch e Steam, nonché su PlayStation 5 tramite upgrade gratuito.
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Qualche tempo prima dell’uscita di questo titolo, avevamo rivisitato insieme Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Fairy , concludendo la nostra disamina con la speranza che proprio Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy fosse in grado di correggere una serie di piccole sbavature le quali, a fronte di un’esperienza di gioco complessivamente molto godibile, avevano fatto un po’ storcere il naso a me e ad altri veterani della serie Atelier.

Atelier Ryza è stato infatti un capitolo di profondo rinnovamento per la saga e, vendite alla mano, ha fatto pienamente centro nel suo obiettivo: ampliare il bacino di giocatori della serie, rendendola appetibile anche a chi non aveva mai mostrato interesse per i titoli targati Gust. Come? Non solo con le cosce di Ryza (sebbene la comunicazione mediatica attorno il titolo sia stata fin troppo spesso saturata da quest’argomento), ma anche — e soprattutto — con una veste grafica molto più accattivante e al passo con i tempi, una svolta action nel gameplay e una struttura narrativa più in linea con il canone JRPG che non con quello di Atelier.

Come già accennato, le vendite hanno premiato Gust per il suo spirito di rinnovamento, facendo di Atelier Ryza il titolo più venduto di tutta la serie Atelier. Naturale, quindi, che la software house di Nakano abbia deciso di cavalcare l’onda del successo riproponendo la stessa protagonista e lo stesso cast in un insolito seguito numerato.

Confesso che non mi sarei stupita se Gust, forte proprio del successo di Atelier Ryza, si fosse limitata a riproporre invariata la stessa formula anche in Atelier Ryza 2; anzi, proprio alla luce delle brillanti vendite di Ryza, il timore che la serie proseguisse imperterrita su una strada di semi-rottura con il passato sembrava quanto mai fondato.

Beh, ve lo dico da subito: non è stato così. Atelier Ryza 2 ripropone sì tutti i punti di forza del titolo che l’ha preceduto, ma tenta anche di porre rimedio alle sue mancanze. E ci riesce molto bene. 

 

Nuovi incontri e ricongiungimenti

In Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy ritroviamo una Ryza un po’ cresciuta che, dopo tre anni passati a fare l’alchimista e l’insegnante nell’isola natale di Kurken Island, coglie la palla al balzo per imbarcarsi in una nuova avventura: accoglie l’invito dell’amico Tao a raggiungerlo nella capitale Ashra-am Baird per indagare sull’origine di alcune misteriose rovine legate all’alchimia e si vede affidare dal padre di un altro amico, Bos, un misterioso oggetto custodito da anni dalla loro famiglia.

Poco dopo l’arrivo di Ryza nella capitale e il suo ricongiungimento ai due amici d’infanzia, ci appare chiaro che in Atelier Ryza 2 convivono due anime: da un lato, l’esplorazione, il punto vincente del primo Atelier Ryza; dall’altro, la componente slice of life caratteristica della serie Atelier che era invece quasi scomparsa nel predecessore. La storyline principale ruota attorno alle indagini che Ryza, Tao e amici — vecchi e nuovi — conducono nelle varie rovine che circondano la capitale: presto, proprio a seguito di una di queste spedizioni, l’insolito oggetto affidato a Ryza dal padre di Bos si rivela essere un uovo e si schiude. Ad uscirne è Fi, creatura tanto misteriosa quanto adorabile e nuovo inseparabile compagno della giovane alchimista. Le sue origini sembrano legate indissolubilmente alle leggende perdute delle rovine e motiveranno ancora di più la giovane alchimista nelle sue ricerche.

Lo vedete quanto è carino Fi?

Ma non ci sono solo avventure nella vita di Ryza: come ogni campagnola appena sbarcata nella grande città, la giovane deve guadagnarsi da vivere per tenersi stretto il bel loft che le è stato concesso come appartamento e atelier. Dapprima spaesata, la ragazza fa nuove amicizie e inizia a farsi conoscere come alchimista. La sua quotidianità ad Ashra-am Baird è quindi l’altro punto focale del gioco, soprattutto perché, ad intrecciarsi con la linea narrativa principale, ci sono tutte le storyline secondarie dei vari comprimari. In Atelier Ryza 2 fanno il loro trionfale ritorno gli eventi dei personaggi di cui in tanti avevamo sentito la mancanza nel primo Atelier Ryza, permettendoci di conoscere più a fondo il resto del cast. Ad affiancare Ryza in questa nuova avventura tornano gli amici di infanzia Tao e Lent, entrambi cresciuti e cambiati, e la dolce Klaudia, ora giovane donna d’affari matura ma pur sempre insicura. Completano il cast di personaggi giocabili tre new entry: Patty, giovane nobile con una cotta stratosferica per il suo precettore Tao; Clifford, cacciatore di tesori incallito; e infine Serri, una silenziosa ragazza Oren in cerca di un misterioso fiore. Ognuno di loro ha i propri motivi per unirsi a Ryza e soci nelle loro esplorazioni e, se è vero che complessivamente la storia principale si concentra perlopiù su Ryza, Fi e le rovine, le storie dei singoli personaggi danno modo al giocatore di approfondire meglio il resto del cast. Non mancano eventi dedicati anche ad alcuni NPC di Ashra-am Baird, proprio come accadeva nei precedenti Atelier.

Gli eventi dei personaggi di Atelier Ryza 2 non sono solo un gradito ritorno per tutti i fan della serie, ma anche uno dei punti di forza del gioco: vedere interagire i protagonisti in scenari quotidiani — per esempio, vederli riunirsi per un caffè al pub frequentato dagli universitari come Tao e Bos, oppure far merenda insieme all’atelier — era proprio quello che mancava ad Atelier Ryza, che aveva nondimeno svolto un eccellente lavoro sotto il profilo della caratterizzazione dei personaggi. Si può quindi dire che il cast di Atelier Ryza 2 sia uno dei più riusciti della serie: è davvero soddisfacente vedere quanto sia cresciuto e maturato il quartetto di Kurken Island, Ryza in primis, e le nuove aggiunte al gruppo si integrano davvero bene.

Alcuni degli eventi dei personaggi più divertenti sono quelli della new entry Clifford.

La vera star di Atelier Ryza 2, però, è indubbiamente il piccolo Fi: i tanti momenti dolci e divertenti che condivide con Ryza e amici lo rendono a tutti gli effetti il co-protagonista della storia. Il rapporto speciale che si crea tra di lui e la giovane alchimista scalda davvero il cuore, e penso che chiunque sappia cosa significhi amare profondamente un amico “a quattro zampe” possa riconoscervisi. Si tratta di un tema, tra l’altro, trattato di rado nei JRPG e che, anche per questo, ho apprezzato moltissimo.

I giocatori di Atelier Ryza forse si staranno chiedendo, parlando di personaggi, che fine abbiano fatto gli altri due party member del primo capitolo: ebbene, anche Empel e Lila fanno il loro ritorno, ma svolgono principalmente un ruolo di supporto, facendo un passo indietro per lasciare spazio “alle nuove generazioni”. Ho comunque apprezzato moltissimo il modo in cui sono stati partecipi delle storyline altrui, in particolare Lila.

 

Benvenuti alla capitale reale

Ashra-am Baird, il nostro nuovo hub principale, è una città grande e vibrante, la più bella che si sia mai vista nella serie: sintesi e fusione delle atmosfere di precedenti capitoli della saga — impossibile non pensare ad Arland e Salburg — perdersi tra le sue strade è un piacere che vi lascerà a bocca aperta. La capitale reale, oltre a scorci mozzafiato, ci offre anche tantissime attività da affiancare all’esplorazione delle rovine.

Le quest secondarie sono molte di più del capitolo precedente e sono di nuovo gestite da un hub principale, ossia la bacheca del caffè frequentato da Ryza e amici, come da tradizione della serie. Tornano, però, anche missioni secondarie legate a particolari NPC della città, che ci permetteranno di sbloccare un sistema di reputazione con vari gruppi sociali della capitale. Questa meccanica, che a sua volta strizza l’occhio a capitoli passati della serie come Atelier Rorona, non solo permette al giocatore di ottenere diversi benefici, come ad esempio sconti dai negozianti, ma si sposa alla perfezione con la linea narrativa principale del gioco, che vede Ryza doversi costruire una propria fama di alchimista della nuova città in cui soggiorna.

L’hub di raccolta delle molte quest della capitale reale.

Oltre alle numerose quest e ai già citati eventi dei personaggi, un’altra novità di rilievo è un sistema di sviluppo dei negozi attraverso la mercante Romi, che consente di mettere a frutto i tanti ingredienti raccolti durante l’esplorazione per ampliare il repertorio dei negozianti e, di conseguenza, semplificare la nostra vita di alchimisti. Per il resto, ritornano anche altri extra divertenti dal primo capitolo, come il sistema di allevamento dei puni e la possibilità di personalizzare il proprio atelier con vari oggetti di arredamento.

Al di là dei numerosi extra che incrementano al longevità del titolo, il cuore dell’esperienza di gioco in Atelier Ryza 2 è costituito da tre elementi: alchimia, esplorazione e combattimento.

 

Prodezze alchemiche

Il primo di questi elementi è quello ad avere subito meno cambiamenti: il sistema di crafting di Atelier Ryza, il material loop, viene infatti riproposto in questo seguito quasi invariato, con qualche piccola aggiunta, come quella delle essenze elementari, che aggiunge ulteriore profondità alle sintesi. La novità più rilevante per quanto riguarda l’alchimia è senza dubbio la rimozione del relativo livello: al termine di ogni sintesi, infatti, Ryza non guadagnerà punti esperienza, bensì un altro tipo di ricompensa, gli SP. Per quanto l’assenza di un elemento cardine della serie sin dai suoi albori come il livello di alchimia possa far storcere il naso a prima vista, in realtà la scelta è giustificata da una certa logica di fondo: Ryza non è più un’alchimista alle prime armi, e non avrebbe senso da un punto di vista narrativo farla ripartire da zero. Anche il graduale sblocco di meccaniche ereditate dal primo capitolo, e non subito disponibili in questo sequel, viene giustificata narrativamente con il fatto che la nostra alchimista ci metta del tempo a trasferire ad Ashra-am Baird tutto il suo equipaggiamento. Gli SP, dunque, ottenuti non solo sintetizzando, ma anche esplorando le rovine, consentono invece di sbloccare svariate abilità in uno specifico skill tree: esse comprendono nuove ricette, abilità alchemiche, miglioramenti all’esplorazione e addirittura tecniche speciali in battaglia.

Complessivamente, il sistema di alchimia si rivela assai appagante, complici gli aggiustamenti apportati rispetto al predecessore. L’unico elemento che continua a non convincermi riguarda la gestione dei cristalli: come nel primo capitolo, anche in Atelier Ryza 2 è possibile trasformare in cristalli gli oggetti che non si utilizzano nelle sintesi, ed usare questi cristalli sia per potenziare oggetti già sintetizzati, sia per creare dei duplicati. Da un lato, la riduzione in cristalli permette di sfruttare i tanti, troppi ingredienti che si accumulano durante l’esplorazione ed evitare che si raggiunga il limite di oggetti conservabili nel container (un problema che, negli Atelier prima di Ryza, si poneva assai di rado); dall’altro, però, il costo in cristalli per effettuare ogni operazione è così elevato da spingere a dover ciclicamente ripetere la noiosa procedura di riduzione. Perciò, per quanto utili siano le funzioni legate alla fornace e ai cristalli, la laboriosità e ripetitività legate a queste meccaniche pesano sul giocatore interessato a sfruttare al meglio l’alchimia. Spesso ho desiderato invano un sistema di registrazione degli oggetti simile a quello di passati capitoli, che mi consentisse di riacquistare dai negozianti oggetti da me sintetizzati: pertanto, mi auspico che in un eventuale Atelier Ryza 3 questo aspetto venga meglio gestito, per rendere davvero perfetto l’elaborato sistema di alchimia.

 

A caccia di leggende perdute

L’esplorazione di ampie e bellissime aree è stato senz’altro il punto forte del primo Atelier Ryza e, in questo sequel, gli sviluppatori si sono impegnati a migliorare ulteriormente quest’aspetto. Ciò che colpisce a primo impatto è indubbiamente la presenza di molti meno muri invisibili di quanti non fossimo abituati a trovare nella serie: per la prima volta, è possibile saltare da una collina e finire nel lago sottostante, un’esperienza che non ha mancato di lasciarmi a bocca aperta la prima volta. Il mondo di Atelier Ryza 2 è quindi più esplorabile che mai: si può nuotare, andare sott’acqua, arrampicarsi, usare funi magiche e cavalcature. Con l’acquisizione di nuovi artefatti, le possibilità non fanno che moltiplicarsi, regalandoci il mondo più interattivo che si sia mai visto nella serie.

L’esplorazione subacquea è una delle novità più accattivanti di questo sequel.

Il gathering è altrettanto variegato: Ryza può utilizzare una serie di strumenti per raccogliere ingredienti diversi anche da una stessa fonte (ad esempio, da un albero si può ricavare legna con l’accetta, foglie con il falcetto, frutti con il bastone, etc). Inoltre, ogni strumento di gathering ha un proprio livello che, una volta incrementato consumando SP, permetterà di raccogliere ingredienti diversi o di qualità migliore. Tutto questo spinge a visitare le stesse zone anche più volte nel corso del gioco, in modo da potersi accaparrare risorse differenti a seconda degli strumenti in nostro possesso.

Una menzione a parte va fatta per le rovine, la cui esplorazione scandisce la storia principale di Atelier Ryza 2: ogni rovina ha un’estetica distintiva e particolareggiata, e racchiude in sé una leggenda perduta. Sta a Ryza riscoprire il passando raccogliendone i frammenti: per farlo, è necessario servirsi di uno speciale artefatto, la bussola. Prima che la bussola si attivi, bisogna però condurre un’esplorazione preliminare delle rovine, completando determinati obiettivi: solo allora, sarà possibile cominciare la raccolta dei frammenti. Di tanto in tanto, si incontreranno dei blocchi, e sarà necessario tornare all’atelier per sintetizzare l’oggetto chiave di turno.

Il sistema a puzzle che ci permette di ricostruire le leggende perdute nascoste nelle rovine.

Come si evince da questa descrizione, durante l’esplorazione delle rovine è necessario tornare sui propri passi più di una volta, il che in alcune circostanze dà l’impressione di una certa artificiosità di fondo nel level design; ciononostante, il piacere di mettere insieme i tasselli raccolti per svelare a poco a poco le leggende perdute, unito all’atmosfera magica degli ambienti esplorati, rende l’esplorazione delle rovine divertente e appagante, nonostante una certa ripetitività di fondo, del resto davvero evidente soltanto in un paio di casi.

 

Un battle system finalmente maturo

Se avete letto il mio diario di Atelier Ryza, oppure seguito alcune delle nostre live, sapete senz’altro che il mio principale cruccio consisteva nel battle system, che, a fronte di una svolta action tanto trendy quanto a mio modesto avviso evitabile, perdeva gran parte della profondità che aveva fino ad allora caratterizzato la serie. Ebbene, sono felice di dire che Atelier Ryza 2 rivede e corregge molti dei problemi del suo predecessore, confezionando un prodotto molto meglio riuscito sotto questo profilo.

Innanzitutto, viene rimosso l’assurdo limite alla costituzione del party dato da prima e seconda linea: se in Atelier Ryza potevamo sostanzialmente variare di pochissimo la composizione del nostro gruppo, qui siamo nuovamente liberi di sperimentare combinazioni diverse, sfruttando tutte le peculiarità di ciascun personaggio giocabile a nostro piacimento,

Il fulcro del battle system rimane solo apparentemente lo stesso: ci troviamo, di nuovo, davanti a un sistema di combattimento a tempo reale, dove è possibile accumulare AP per alzare il Tactical level ed aumentare le possibilità a nostra disposizione. La gestione di questi elementi è stata però totalmente ripensata in virtù delle mancanze di Atelier Ryza: ora è possibile sin da subito attaccare con più colpi alla volta, senza dover attendere il level up tattico. Accumulare AP dà accesso a potenti abilità, che possono essere usate rapidamente con delle scorciatoie e concatenate in potenti combo. Un’altra novità è anche la possibilità di effettuare parate perfette, altro modo per guadagnare AP.

Ma la correzione più significativa al battle system riguarda indubbiamente l’utilizzo degli oggetti, che tornano a rivestire un ruolo importante nelle battaglie grazie a una gestione ben più ottimale delle risorse: i CC per utilizzare gli oggetti non sono più una quota fissa che si consuma rapidamente come nel precedente capitolo, bensì un valore di partenza che si incrementa con le azioni in gioco, esattamente come gli AP. Questo consente di integrare molto più facilmente gli oggetti nella nostra routine di battaglia, complici alcune feature aggiuntive che si sbloccano andando avanti nel gioco principale e che rendono il loro utilizzo ancora più immediato e vantaggioso.

Nel complesso, a differenza di quanto succedeva in Atelier Ryza, in questo sequel il combat system funziona, e funziona bene: gli scontri sono divertenti e immediati, ma richiedono anche una giusta dose di strategia e preparazione a monte, come nella migliore tradizione Atelier.

 

Solo un arrivederci…

Dal punto di vista grafico, Atelier Ryza 2 segue la scia del predecessore, offrendoci un JRPG assai gradevole per gli occhi, sia per quanto riguarda i modelli dei personaggi, sia per quanto riguarda le splendide aree in cui ci si muove. Ancora una volta, il character design del gioco è stato affidato a Toridamono, responsabile anche delle illustrazioni CG che immortalano alcuni dei momenti salienti della storia. Anche la colonna sonora risulta davvero azzeccata: in essa si alternano tracce allegre e spensierate, come il battle theme Balmy Summer Breeze, e altre più malinconiche e d’atmosfera, legate alle fasi esplorative.

In quanto a longevità, Atelier Ryza 2 riesce ad offrire diverse ore di intrattenimento grazie ai suoi tanti extra; si tratterà di un’avventura decisamente più breve, invece, qualora vogliate dedicarvi unicamente alla trama principale, ignorando eventi dei personaggi, quest e alchimia. A voler cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe dire che il finale del gioco risulti un po’ affrettato, con una brusca accelerata della storia principale nelle ultime fasi e una risoluzione fin troppo rapida ed anticlimatica. Tuttavia, nonostante manchi ancora l’annuncio di un ulteriore sequel, sono abbastanza sicura che non sarà questa la conclusione della storia di Ryza e compagni: non trattandosi dunque di un addio, ma solo di un arrivederci, si può soprassedere sul finale un po’ frettoloso.

Dateci Bos giocabile nel prossimo Atelier Ryza e saremo tutti felici.

In conclusione, cerchiamo di dare risposta a un quesito che sicuramente in molti si saranno posti a partire dal titolo: per giocare Atelier Ryza 2 è necessario aver completato Atelier Ryza? Nonostante questo diario sia stato scritto facendo spesso riferimento al predecessore, non è imprescindibile aver giocato ad Atelier Ryza per avvicinarsi a questo sequel. Anche se i due titoli condividono protagonista e gran parte del cast, raccontano pur sempre due avventure differenti: e, sebbene si faccia riferimento agli eventi del primo gioco in più occasioni, Atelier Ryza 2 risulta fruibile anche indipendentemente da esso. Se dunque preferite cominciare da questo sequel, non c’è motivo di sconsigliarvelo: certo, a tratti vi perderete dei riferimenti e indubbiamente sarete meno coinvolti, almeno all’inizio, nelle vicende personali dei protagonisti, ma nulla vi impedisce di recuperare Atelier Ryza in un secondo momento per avere il quadro completo.

 

Conclusione

Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy è un pieno successo che riesce a correggere e rifinire la formula già promettente di Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout, riproponendone i punti di forza e colmandone le mancanze. Grazie al gradito ritorno degli eventi dei personaggi e ad alcune significative modifiche al battle system, Atelier Ryza 2 è semplicemente uno dei migliori capitoli della serie Atelier che si siano mai visti, capace di far divertire nuovi e vecchi fan. Se siete in cerca di un JRPG dove alchimia, amicizia ed esplorazione siano protagoniste, questo è un acquisto immancabile.

Un commento

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